martedì 24 giugno 2008

Il bacio di Klimt



Nel Bacio si esprime la visione di abbandono e dedizione della donna nei confronti dell'uomo, uomo rappresentato proteso in avanti, in atteggiamento di forza protettiva e tenerezza nei confronti di chi si abbandona totalmente a lui: l'accento in questo caso si pone, quasi un'eccezione nel panorama della produzione klimtiana, sul connubio ideale, spirituale e fisico, delle due figure. Particolari espressivi quali l'estrema definizione delle mani maschili, nodose e affusolate al contempo, a contrasto con il nitore della diafana pelle della giovane innamorata, attribuiscono all'uomo una identità di approdo, di porto sicuro in cui potersi abbandonare, languidamente espresso dallo stato estatico della donna, finalmente libera di esprimersi nella sua fragilità femminile, con una mano morbidamente appoggiata sulla nuca maschile e l'altra in cerca di un tenero sostegno come in una carezza, rimettendosi a lui interamente.
Non più quindi donna conturbante e solitaria, arbitro unico del mondo maschile in un gioco di rimandi e ammiccamenti erotici, ma dualità di principi vitali che si fondono, in un reciproco scambio di sensi e amore infinito, fissato nell'attimo di compenetrazione spirituale attuata dall'atto del dare e del ricevere.
Rapiti in estasi estatica, gli amanti spiccano al centro della tela con tutta la forza espressiva del decorativismo simbolico ed allegorico di Klimt, in uno stile bidimensionale in cui lo sfondo altro non sembra che il riverbero del fulgore dell'oro dei corpi che, insieme, cinge e accoglie il momento estatico dell'Amore. Neppure il prato fiorito, con la sua vivace policromia, riesce a catturare lo sguardo. Questo è rapito dal gesto stesso e dal biancore della donna: ancora una volta protagonista, ma completa solo in quanto appagata dall'amore di colui che ama, a cui concede i suoi sensi, sentimenti, emozioni, in un abbandono totale ed incondizionato. E' ancora una volta la donna, dunque, a trasmettere la pienezza interiore più intensa, punto di partenza e di arrivo di sensazioni che in lei prendono forma e trovano la strada d'esprimersi: amore e morte, voluttà ed innocenza, salvezza e perdizione.
La netta separazione dei due sessi, evidenziata dal codice simbolico di elementi geometrici quadrati e spigolosi per l'uomo e di forme circolari e spiraliformi per la donna, trova la sua trascendenza nell'aura che circonda entrambe le figure, incarnazione dei due principi vitali a cui sembra far eco la cascata di triangoli d'oro, appendici e radici di vita, congiuntamente allo sfondo che, in una sorta di 'pendant' simmetrico, nasconde, con un sapiente gioco di trasparenze ed affioramenti, le stesse forme geometriche e sinuose dei due amanti.
Superamento, dunque, della conflittualità espressa nelle altre opere, in un crescendo di unione spirituale che si traduce in una purezza ideale, racchiusa in un'aura mistico-erotica in cui l'erotismo si percepisce in modo etereo ed impalpabile, forza vitale che si genera dall'unione dei due amanti.
Klimt, nel Bacio, è così riuscito nel difficile, se non impossibile tentativo, di fermare l'attimo di compenetrazione totale, di 'sympatheia' dell'amore, fissando in una dimensione a-temporale ed a-spaziale quel gesto di respiro cosmico che vive di per sé, incarnato nell'intreccio degli amanti. Irreale e reale al tempo stesso, il Bacio immerge lo spettatore in un mondo onirico di non-tempo, unica realtà spazio-temporale in cui trovano modo di esprimersi i sensi primordiali e le pulsioni vitali. Il fascino del quadro risiede nell'impossibilità di compenetrazione in tale perfetta, simbolica, eterna unione, nell'inafferrabilità di quel vago che l'avvolge, di cui si percepisce l'essenza ma non la sostanza, nell'ineffabilità ed indefinibilità di quell'atmosfera da subire. Mondo onirico, dunque, dove cessano i contatti con l'esterno ed in cui il non-tempo scaturisce dalla fissità del gesto incastonato tra preziosismi bizantineggianti, assolutezza stellare dello sfondo, astrattezza coloristica delle vesti, in un'atmosfera di totale estraniazione dal mondo.

fonte
http://www.giornalediconfine.net/n_2/art_9.htm

Once






















I piccoli miracoli della musica
Recensione del film Once (2006)
a cura di Luciana Morelli

Scorre come una musica dolce la storia tra Lei e Lui, cominciata per caso tra le corde di una chitarra e trascinata dal tubo di un aspirapolvere rotto, tra frasi non dette e carezze negate, tra sguardi appassionati, dolci abbracci e lunghe passeggiate in moto verso il mare.

Forse la persona giusta da amare si incontra una sola volta nella vita, e quando capita non si può lasciarla andare via, per nessun motivo. E' quello che hanno fatto i due protagonisti di questo film, ma solo nella vita reale. Il 37enne Glen Hansard, ex-leader del gruppo irlandese The Frames, e la giovanissima pianista e attrice ceca Markéta Irglova (appena diciannovenne), sono i protagonisti di Once, produzione irlandese indipendente del 2006, applauditissima all'ultima edizione del Sundance Film Festival, che ha avuto un grande successo anche negli USA. Il perché di tanto clamore è presto spiegato: Once racconta un'insolita storia d'amore e musica, quella di due musicisti che non si chiamano mai per nome, due anime perse nella fredda Dublino che si incontrano per caso, e uniscono per un breve periodo il loro cammino. Il risultato è un film di rara intensità, una love story fuori da ogni cliché, in cui ad avere più importanza di tutto è la sintonia, soprattuto musicale, quell'ispirazione unica e travolgente che viene dal cuore quando ci si innamora.

Lei è un'immigrata dell'est, un'eccellente pianista costretta a fare la colf per mantenere la figlioletta e che ha scelto Dublino per cominciare una nuova vita; Lui uno straordinario cantante di strada che per sfamarsi ripara aspirapolveri nel negozio di suo padre. Entrambi hanno un sogno nel cassetto, lei di avere un pianoforte tutto suo, lui quello di incidere un disco con le sue canzoni. Canzoni che ha scritto per una donna speciale che l'ha appena lasciato per trasferirsi a Londra, facendolo piombare nella disperazione.

Il regista e ideatore di questo piccolo gioiello intriso di amore e musica è John Carney, ex-bassista dei Frames con la passione per il cinema, che raggranella un po' di soldi qui e là (tra sovvenzioni statali e risparmi propri) e poi propone all'amico Glen Hansard (che in un primo momento si rifiuta di recitare e propone la parte all'amico Cillian Murphy, poi ritiratosi per mancanza di doti vocali) di fare un film sulla 'sua' musica, recitando e cantando le 'sue' canzoni con la sua incredibile voce. Si parte subito: il ruolo da protagonista femminile va alla nuova partner musicale di Hansard (la Irglova, appunto) e senza chiedere permessi per le riprese in strada, decolla la produzione di Once. Con lenti speciali per riprese a distanza, macchine da presa nascoste lontano dalla scena (si vedono furgoni passare e persone allibite per il furto raccontato nella prima scena) e una troupe di poche anime, Carney gira il film in soli 17 giorni e con 150 mila euro, risparmiando su tutto, anche sulle riprese in interno, girando direttamente a casa di Hansard e di altri amici.

Lo potremmo definire in tanti modi: un musical indipendente, un dramma musicale, una storia d'amore ed altri imprevisti, ma sbaglieremmo in ogni caso, perché Once è qualcosa che va oltre, è un'opera cinemusicale che trasuda emozione, un film capace di arrivare al cuore, di commuovere con una semplicità imbarazzante. La musica, anziché essere invasiva, è quasi incidentale, cantata quasi sempre dal vivo, mentre le immagini, nitide e traballanti, somigliano a quelle di un documentario; è forse per questo che in alcuni momenti si ha l'impressione di assistere ad alchimie e a sguardi 'veri', piccoli istanti magici in cui la realtà si sostuituisce alla fiction.

Indimenticabile il duetto che i due intonano sulle splendide note di Falling Slowly, romantica colonna sonora del film, una canzone che ti entra dentro, capace di addolcire l'anima dalla prima all'ultima nota. Scorre come una musica dolce la storia tra Lei e Lui, cominciata per caso tra le corde di una chitarra e trascinata dal tubo di un aspirapolvere rotto, tra frasi non dette e carezze negate, tra sguardi appassionati, dolci abbracci e lunghe passeggiate in moto verso il mare. Un amore mai consumato, confessato, ma che come un fiume scorre fino a valle per poi perdersi nell'abisso delle occasioni perdute. E' bello avere dei sogni ma talvolta per realizzarli bisogna fare delle scelte dolorose.
Scelte che nella vita i due protagonisti non hanno fortunatamente dovuto fare, visto che, non è chiaro se già da prima oppure dopo il film, Glen Hansard e Markéta Irglova, oltre ad essere ormai un duo professionalmente inseparabile, hanno una bellissima storia d'amore.

Data di pubblicazione: 30.11.2007

fonte
http://www.movieplayer.it/articoli/04388/i-piccoli-miracoli-della-musica/

un film per chi ama la musica e l'amore! :-) gianca
quante volte puoi trovare la persona giusta?... :-)

giovedì 12 giugno 2008

Se (Lettera al figlio, 1910)







Con questa lettera, datata 1910, Rudyard Kipling cercò di insegnare al figlio a distinguere fra il bene e il male

Se riesci a conservare il controllo quando tutti
Intorno a te lo perdono e te ne fanno una colpa;
Se riesci ad aver fiducia in te quando tutti
Ne dubitano, ma anche a tener conto del dubbio;
Se riesci ad aspettare e non stancarti di aspettare,
O se mentono a tuo riguardo, a non ricambiare in menzogne,
O se ti odiano, a non lasciarti prendere dall'odio,
E tuttavia a non sembrare troppo buono e a non parlare troppo saggio;

Se riesci a sognare e a non fare del sogno il tuo padrone;
Se riesci a pensare e a non fare del pensiero il tuo scopo;
Se riesci a far fronte al Trionfo e alla Rovina
E trattare allo stesso modo quei due impostori;
Se riesci a sopportare di udire la verità che hai detto
Distorta da furfanti per ingannare gli sciocchi
O a contemplare le cose cui hai dedicato la vita, infrante,
E piegarti a ricostruirle con strumenti logori;

Se riesci a fare un mucchio di tutte le tue vincite
E rischiarle in un colpo solo a testa e croce,
E perdere e ricominciare di nuovo dal principio
E non dire una parola sulla perdita;
Se riesci a costringere cuore, tendini e nervi
A servire al tuo scopo quando sono da tempo sfiniti,
E a tener duro quando in te non resta altro
Tranne la Volontà che dice lor "Tieni duro!".

Se riesci a parlare con la folla e a conservare la tua virtù,
E a camminare con i Re senza perdere il contatto con la gente,
Se non riesce a ferirti il nemico né l'amico più caro,
Se tutti contano per te, ma nessuno troppo;
Se riesci a occupare il minuto inesorabile
Dando valore a ogni minuto che passa,
Tua è la Terra e tutto ciò che è in essa,
E - quel che è di più - sei un Uomo, figlio mio!

Rudyard Kipling

la fonte della foto è:
http://www.zam.it/2.php?id_autore=1563