martedì 14 ottobre 2008

la mente

La mente – è più grande del cielo –
Perché – se li metti fianco a fianco –
L’una contiene l’altro
Facilmente – e te – anche –

La mente è più profonda del mare –
Perché – se li tieni – blu contro blu –
L’una assorbirà l’altro
Come una spugna – un secchio –

La mente ha giusto il peso di Dio –
Perché – alzali – libbra su libbra –
Ed essi differiranno – semmai –
Come suono da sillaba.


Emily Dickinson, 1862

venerdì 12 settembre 2008

L'uomo con i birilli



Molte volte, durante il tragitto per andare al lavoro, camminavo a piedi, lunghi tratti sui marciapiedi cittadini, e mi piaceva osservare le persone che mi passavano accanto. Ma questa volta era diverso, perché quest’uomo, dall’età approssimativa di circa 40 anni, lui era fermo davanti alle vetrine di un centro commerciale. Il suo compito, era quello di fare divertire i bambini ed anche gli adulti, lanciando in aria tre birilli e senza farli cadere, davvero era un ottimo giocoliere!.
Sdraiato ai suoi piedi vi era poi il suo cane, un barboncino di media taglia che coperto bene rimaneva sdraiato ad assistere allo spettacolo del suo padrone. Accanto al cane una ciotola per il suo cibo, e un bicchiere di carta targato CocaCola, dove vi erano posati degli spiccioli che persone gentili e generose vi depositavano.



Già una volta, in velocità, in quanto stava giungendo il mio tram, avevo deposto anch’io qualche moneta e mi ricordo ancora il sorriso sul volto di questo signore…per un attimo mi ero sentito importante, per un semplice gesto, però venuto dal mio cuore spontaneamente. Erano passati tanti giorni da quella volta, e finalmente lo avevo rivisto ancora nello stesso posto con i sui birilli che volteggiavano in aria…. Ovvio da parte mia l’intenzione di offrirgli ancora qualche moneta per lui ed anche per il suo cane, e quella sera lo stavo per fare, ma il tram che arrivava me l’impedi’, sarei arrivato a casa da mia moglie e dai miei figli in ritardo. Mi ero comunque ripromesso il giorno dopo di provvedere, ma ahimè , dal giorno dopo non lo vidi più, quell’artista con la sua lunga barba e il suo dolce sorriso.. Non so dove sia andato, se ha cambiato zona, oppure città, ma ancora ora provo un senso di fastidio, e di colpa per non essermi fermato quella sera, regalandogli ancora un sorriso.
Da quel giorno, mi sono fatto una promessa ed è questa, mai rimandare per nessuna ragione un gesto che si vuole compiere, oppure una frase che si vuole dire…magari il giorno dopo è troppo tardi.

Giancarlo, Milano, Italy

foto: courtesy of Flickr http://www.flickr.com/photos/fabietto1970/1361170791/

Che cosa ti aspetti da me? di Lorenzo Licalzi


La vita può essere raccontata in un libro?...l’autore genovese Lorenzo Licalzi è riuscito alla grande grazie al suo magnifico libro “Che cosa ti aspetti da me?”,che ho avuto la fortuna di leggere.
Di questo scrittore,avevo già letto “Il privilegio di essere un guru”,storia esilarante del magico Zanardi rubacuori e poi”Non so” altro gran bel libro.
Ma non pensavo di commuovermi ridendo e grazie a questa lettura,ho provato emozioni forti e uniche che sono riuscite ad aprire il mio cuore.
Questo è il romanzo che ci narra la storia di una vita,quella di Tommaso Perez,fisico nucleare dal carattere scorbutico e scontroso,che un ictus lo rende infermo e costretto sulla carrozzella in un ospizio.
Da giovane,era abituato ad addormentarsi guardando le stelle e ora si trova disteso sul letto della sua camera a fissare “una crepa sul soffitto”…
…vi riporto parte del capitolo 1. Guardando una crepa sul soffitto
Ora che sono vecchio, e stanco, e solo, se mi guardo indietro mi sembra che la mia vita sia la vita di un altro. Le persone che amavo non ci sono più. Una dopo l’altra sono state inghiottite dagli anni. Mi restano solo i ricordi, ma non bastano. Sono ricordi vuoti che la memoria non riesce a ritrovare con l’intensità di un tempo. Frammenti aridi, come anestetizzati da qualsiasi emozione tanto da sembrarmi anche quelli i ricordi di un alro. Non è la memoria che ho perso ma la nostalgia del ricordare. L’ictus, che mi ha paralizzato un lato del corpo, non ha risparmiato la mente, non del tutto, almeno. Ancora ragiono bene, ma alle volte mi perdo, confondo i tempi, gli spazi, i gesti e le parole. Confondo i pensieri. E anche quando ritorno me stesso, non sono mai il me stesso che ero, ma quello che la vecchiaia mi ha concesso di essere, un uomo che vive i suoi giorni con grande distacco, non solo dagli altri, perfino da sé.
Eppure, nei sotterranei della coscienza, l’essenza ultima della mia persona non è cambiata, è la stessa di quando avevo vent’anni o quattordici o nove, forse.
Senza la purezza di quei tempi, d’accordo, senza fremiti o entusiasmi, addomesticata dalle vicissitudini della vita, annichilita dalla malattia, ma il mio essere più profondo, ora lo so, non è invecchiato. Io ho l’anima del bambino che ero e il corpo del vecchio che sono.
Ogni mattina mi sveglio da un sonno leggero di poche ore, apro gli occhi che è buio e aspetto, guardando una crepa sul soffitto, che mi vengano a tirare via da questo letto nel quale sono affondato.
Qualche infermiera è gentile, ma anche la gentilezza ormai mi infastidisce, soprattutto se, come capita spesso in questa casa di riposo, è sporcata da un velo di ipocrisia, o di pietà, che per me è anche peggio.
Quasi tutte mi danno del tu, mi lavano sbrigative e mi siedono su una carrozzella sghemba. Le più gentili mi trattano come un bambino o un minorato mentale, le altre come un pesante oggetto da spostare. E ieri una ausiliaria che si chiama Linao Tina o Pina, non so, mi ha detto che sono scemo.

Ma si sa che l’Amore è un magico sentimento e arriva inaspettato nella vita di Tommaso, quando meno te lo aspetti. Un amore nobile e maturo, lo si potrebbe definire,il sentimento nato tra due anziani costretti a vivere in una casa di riposo, mentre attendono la fine dei propri giorni.
Elena è l’Amore e grazie a lei, Tommaso troverà la forza di reagire alla sua malattia e scoprirà nuove ragioni per vivere.
Che cosa ti aspetti da me?, mi ha fatto sorridere, mi ha fatto scendere lacrimoni di gioia, mi ha fatto riflettere e mi ha aperto il cuore, facendovi entrare emozioni tipo la cascata del Niagara!...
In questo libro si parla di Dio, Tommaso Perez, sembra non crederci, mentre Elena ha fiducia in una vita oltre la vita, nell’aldilà.
Questa lettura ci pone interrogativi su quello che la vita può riservare ad ognuno di noi, come in un attimo la nostra vita può cambiare in peggio se mai esiste il peggio…
Tutti i personaggi magistralmente scritti da Licalzi, sono pungenti ed ironici allo stesso momento e sembrano essere vivi nelle pagine che leggiamo e entrano nelle nostre vite.
Non a caso Licalzi ha fondato e diretto per anni una casa di riposo ed oltre che essere uno scrittore di successo è anche psicologo. Questo gli ha permesso di osservare gli anziani e i loro comportamenti.
Nel capitolo “La poltrona vicino al bagno” in maniera ridicola ci riproduce uno spaccato della nostra società portata nel prevalere sul prossimo e nella lotta per la sopravvivenza in un microcosmo dimenticato e decadente, quale è la casa di cura.
Penso, che “Che cosa ti aspetti da me?” si sarebbe potuto tranquillamente intitolare “Il privilegio di essere un anziano”, visto l’argomento che tratta, cioè la vecchiaia in maniera esilarante ma nello stesso tempo cruda e reale.
Molto belli i capitoli “ Per fortuna c’è Elena”-“La fisica è Dio” e “Il privilegio dell’irriverenza”, ma anche gli altri capitoli meritano un applauso a mani e cuori aperti!...grazie Licalzi per la gioia che ci hai regalato…
Struggente il capitolo” Chiudi per un attimo gli occhi”, il regalo di Elena a Tommaso per il suo compleanno…memorabile come la lettera di Elena per Tommaso…
Beh, ora mi permetto di chiedere a tutti i lettori del mio post di chiudere per un attimo i vostri occhi e fissare dal vostro letto della vostra camera il soffitto, e magari usando un pochino della mia fantasia, forse potrete vedere una magica crepa del soffitto che si aprirà magicamente per farvi vedere il cielo pieno di stelle, e dove ogni stella rappresenta un vostro piccolo desiderio e con i vostri desideri o sogni, vedete voi come chiamarli, vi saluto e vi auguro una buona lettura che possa donarvi tutta la gioia che ho avuto la fortuna di provare io grazie a queste meravigliose 188 pagine.

Come ultimo regalo vi scrivo parte del capitolo 13. Che cosa ti aspetti da me?

Siamo stati bene e in fondo sono contento di esserci andato, anche se Anzio non l’ho vista e il pesce era marcio e il resto della compagnia pure, ma sono contento perché altrimenti non avrei fatto a Elena una certa domanda e lei non mi avrebbe dato una certa risposta.
A un certo punto ci siamo trovati in silenzio e non so, forse sarà stato perché eravamo in un posto diverso dal nostro giardino, forse sarà stato perché in quel momento sembravamo una coppia normale, due anziani che si vogliono bene e sposati da chissà quanto tempo che guardano il mare in una splendida giornata di fine settembre dalla terrazza di uno stabilimento balneare di Nettuno, ma a poco a poco quel silenzio si è caricato di insolite vibrazioni.
Ogni tanto incrociavamo gli sguardi, accennavamo un sorriso, Elena si aggiustava i capelli mossi dal vento, tutto pareva normale eppure si era creata tra di noi una sensazione di attesa, difficile da spiegare. Sentivo di dover fare qualcosa, o dirle qualcosa, si era creato un improvviso vuoto di comunicazione tra di noi, il silenzio dolce fino a un attimo prima era diventato meno sereno. Ho pensato che forse il nostro rapporto, per quanto suoni così strano dirlo, dovesse cambiare. Sentivo che forse lei si aspettava qualcosa da me e allora gliel’ho chiesto, le ho chiesto chiaramente,bruscamente forse:
“Elena, che cosa ti aspetti da me?”. Non lo avrei chiesto a nessun altro, ma con lei era diverso. Con lei, in quel momento, avvertivo il peso di un’aspettativa, forse di un desiderio, e non me la sentivo di far finta di niente.
Lei si è voltata, mi ha guardato negli occhi, e con un lieve sorriso mi ha risposto. E sapete cosa mi ha detto?
“Mi aspetto che tu non mi chieda cosa mi aspetto da te”.
Io ho balbettato qualcosa ma non ricordo cosa, lei mi ha preso la mano, mi ha sorriso ancora e mi ha detto: “Va bene così Tommaso, tranquillo, va bene così”.
Tornando a casa, la sera, guardavo fuori dal finestrino e riflettevo su quella risposta, e le ero così grato…così grato, molto pù grato che se mi avesse detto semplicemente:” Niente”. Quel giorno, per la prima volta, ho pensato quel che penso ancora oggi: io mi aspetto soltanto una cosa da lei, che muoia dopo di me.

p.s.
a grande richiesta ho inserito il mio post e la felicità sta arrivando,senti il gran casino che fa?...io la vedo benissimo!!! :-)
gianca

Un magico folletto


Come un folletto magico
appari e scompari,
il tempo che passo con te,
vola via come un gabbiano
in alto nel cielo.
Ma prima o poi
so che ritornerai
e aspettarti io saprò.
Nascosto nel bosco fatato
mi accontenterò dei fugaci momenti tuoi
e nel mio cuore
avrò fatto spazio per te.

Mio caro e dolce folletto magico
dal tuo buffo sorriso,
so che stai per apparirmi ancora
ed aspettarti io saprò
e fermare il tempo
io ci proverò.

Giancarlo Trabatti

foto www.flickr.com/search/?q=folletto&page=7 calamite baby

IL GABBIANO














Se potessi scegliere,
in un’altra vita
vorrei essere un gabbiano

per librarmi in volo
nei cieli del mondo
e sfiorare le onde dei mari

avrei accanto a me
tanti amici pennuti
e l’aria fresca
che mi ricorda
d’esser vivo

non posso parlare
ma solo cantare
e nel mio verso stridulo…
c’è tutto quello
che una persona
vuole sentire…

a volte…
le persone possono trasformarsi
in gabbiani
ed i gabbiani
diventare umani

sta a noi
sapere cosa vogliamo essere
persone per amare
o gabbiani per sognare…

ora sono un gabbiano
e in alto voglio volare
per salutare
quella bambina
sulla riva del mare…

Giancarlo Trabatti

Attimi di felicità


Camminando solo
per le strade di Milano,
a volte mi appaiano
come per incanto
e mi fanno compagnia
come spettatori di verità nascoste.

Sono loro,
gli attimi di felicità,
che ognuno di noi
vive o vivrà.

Sfuggevoli e brevi
ma pur sempre
attimi di felicità
per noi
eterni sognatori,

che amiamo
l’arcobaleno a colori
della nostra stessa vita.

Raccogliamoli
come se fossero delle farfalle
e poniamoli
nel nostro cuore
e quando saremo tristi,
li faremo volare
in alto nel cielo
dei nostri pensieri.

Giancarlo Trabatti

Due donne e un uomo a Manhattan


Mi ero alzato come sempre verso le tre di mattino e oramai non avevo più sonno. Fuori nevicava bene e, velocemente vestitomi, mi ritrovai fuori dal mio portone... dalla fretta mi ero dimenticato la luce accesa della mia camera, ma non avevo voglia di ritornare per spegnerla e quindi mi avviai sconsolato per i marciapiedi di New York con la testa ovattata da mille pensieri indefiniti...
Camminando piano per non scivolare ero arrivato ad un incrocio dove si poteva scorgere un semaforo dalle luci ad intermittenza. Accanto a quest'incrocio desolato, c'era una caffetteria nei pressi di Washington Square e m'infilai dentro per scaldare le mie carni infreddolite dalla bassa temperatura.
Entrando vidi subito alcuni clienti seduti ai tavolini a consumare ed altri uomini al banco curvi a sgolarsi rum e vodka e a parlare di niente...

Alla mia sinistra, sedute ad un tavolo, due donne stavano consumando dei dolci appena sfornati e ridevano tra loro. Come attratto da una calamita, m'avvicinai a loro e chiesi se potevo sedermi e fare loro compagnia, magari offrendo del caffè fumante. Sorridendo al mio sguardo, la più anziana mi fece cenno di sì e ordinammo due caffè macchiati al latte caldo e uno per me lungo. Una delle due donne era su d'età, anche se i suoi tratti ricordavano una giovinezza appena sfiorita, mentre la seconda era più giovane e mi colpirono subito i suoi occhi d'un colore indefinito, che andava dal celeste al verde... come un dejà vu, parlammo per ore ed ore e fummo accompagnati anche da brani musicali scelti da me e dalla giovane donna dal juke-box del locale.
Furono con noi Norah Jones con il suo "Come away with me", Joaquin Rodrigo e "Il concerto di Aranjuez", poi a seguire Armstrong e "What a Wonderful World" ed infine Frank Sinatra con "Sunrise in the morning" e "Don't ever go away".
Tra musica, sguardi e parole, mi trovai coinvolto in conversazioni belle che in un baleno ci portarono alle prime luci del giorno. Pagammo il nostro conto e ci ritrovammo sul marciapiede bianco di fiocchi di neve. Allora come d'incanto mi ritrovai a braccetto queste due donne sconosciute fino a poche ore prima, ma che in questo momento mi pareva di conoscere da un'eternità... una alla mia sinistra e l'altra alla mia destra, ed era come se questo fosse già accaduto... tanto tempo prima. Mi voltai e potei scorgere sulla strada le nostre impronte sulla neve fresca ad allora capii che tutto ciò che mi stava capitando non era frutto delle mie fantasie notturne, ma era tutto reale e, felice, continuai a camminare, camminare, camminare, camminare, con loro due...

Non chiedetemi in quale direzione, so solo che camminammo per molte altre ore e non me ne importava nulla, quello che era certo, è che l'inizio del nuovo Anno che arrivava, nasceva sotto buoni auspici e sarebbe stato fantastico... e ridendo tra me e me proseguii il cammino a braccetto delle mie due donne che, guardandomi negli occhi, si misero a sorridere.

Giancarlo Trabatti, dicembre 2005

p.s.
questo mio racconto vuole essere un omaggio alla splendida Emi che ho avuto la fortuna di conoscere su questo pianeta terra ed ora la saluto nel meraviglioso luogo dove riposa felice!... sarai sempre nei nostri cuori cara Emi :-) i tuoi due buffi amici minni e gianca :-) ciao magica Emi!
p.s.due
questo mio post datato riappare per magia a grande richiesta! :-) buona lettura!

foto gianca è appena arrivato dal lontano pianeta kpax! autoscatto di gianca

martedì 2 settembre 2008

Omaggio a Randy Pausch


La Terza lezione di Randy Pausch: sconfiggere la Grande Mietitrice
Ad un mese dall’uscita (e dal successo) del suo libro e dopo esser stato incluso nell'elenco per il 2008 delle 100 persone piu' influenti del pianeta dalla rivista TIME, Randy Pausch e’ tornato a parlare agli studenti dell’universita’ in cui insegnava prima di essere colpito dalla malattia che lo sta poco a poco consumando, come documenta freddamente lui stesso rendendo pubblici i risultati dei suoi esami medici nella sua pagina web (un comportamento che puo’ lasciare stupiti, ma che e’ normale per una persona che fa ricerca ed e’ abituata ad osservare e registrare i fenomeni di suo interesse).

Questa “terza lezione”, a differenza delle precedenti (di cui avevo parlato diffusamente in questo post, quest’altro post e quest’altro ancora), e’ molto breve: il video, che trovate qui sotto, dura circa 7 minuti. Ma forse proprio per questa sua brevita’ ed il senso di urgenza che la permea, e’ la piu’ adatta ad una generazione che vive di YouTube e Twitter e ad un conseguente stato di attenzione che funziona a veloci sprazzi, non ad intervalli lunghi e costanti come quelli richiesti dalle prime due lezioni. E come “insegnamento in pillole” si presta anche ad essere riportata interamente in un post. Per i non anglofoni, la traduco nel seguito.

“Sono contento di essere qui oggi, anzi sono contento di essere in qualsiasi posto oggi…” - esordisce Randy, rivolgendosi agli studenti. E poi parte: “Dato che lo scorso Agosto mi avevano detto ‘hai dai 3 ai 6 mesi di vita rimasti’ ed ora sono al nono mese, qualcuno mi ha detto ‘Wow, stai battendo la Grande Mietitrice’. Cio' che ho risposto, senza pensarci un attimo, e' stato: ‘Non battiamo la Mietitrice vivendo piu' a lungo, la battiamo vivendo bene e pienamente, perche' ella verra' per tutti noi. La domanda e' quindi ‘Cosa fare tra il momento in cui nasciamo ed il momento in cui la Mietitrice si fara' vedere?’, perche' quando si fara' vedere sara' troppo tardi per fare tutte le cose che avevamo in mente.
Penso che il primo consiglio che posso darvi su come vivere bene la vostra vita e' il cliché ‘cio' che rimpiangeremo sul letto di morte non saranno cose che abbiamo fatto, ma cose che non abbiamo fatto’, perche' posso dirvi che ho fatto un sacco di cose stupide e nessuna di esse mi da' fastidio ora. Tutti gli sbagli e tutti i momenti in cui sono stato imbarazzato, non importano. Cio' che importa e' che posso guardarmi indietro e dire: ‘quasi tutte le volte che ho avuto l'opportunita' di fare qualcosa di bello, ho cercato di afferrarla’ ed e' da cio' che arriva il mio sollievo.
La seconda cosa che posso aggiungere e' la parola ‘passione’. Avete bisogno di trovare la vostra passione. Qualcuno di voi l'ha gia' trovata, a qualcuno servira’ arrivare fino a 30-40 anni per trovarla, ma non smettete di cercarla, perche' altrimenti cio' che state facendo e' solo aspettare la Mietitrice. Trovate la vostra passione e seguitela. E se c'e' qualcosa che ho imparato nella mia vita, e' che non troverete la passione nelle cose e non la troverete nel denaro, perche' piu' cose e denaro avete, piu' userete quelle come una metrica per guardarvi attorno e vedere che c'e' sempre qualcuno che ne ha di piu'. Quindi la passione deve arrivare da qualcosa che vi alimenta da dentro. Le lodi ed i premi sono belle cose ma solo fino al punto in cui manifestano il vero rispetto dei vostri pari: a prescindere da cosa fate al lavoro o nelle situazioni ufficiali, quella passione sara' radicata nelle persone e nelle relazioni che avete con le persone ed in cosa quelle persone pensano di voi quando arriva il vostro momento.”

fonte:
http://lucachittaro.nova100.ilsole24ore.com/2008/06/la-terza-lezion.html

purtroppo il nostro magico amico Randy ci ha lasciato per il momento, ma sono certo che dal cielo ha già iniziato ad insegnare con le sue meravigliose lezioni tutte le anime celesti per realizzare i propri sogni dell'infanzia quando scenderanno sul pianeta terra.
ringrazio luca chittaro per il suo bellissimo post che ho voluto inserire nel mio blog per fare sapere chi era veramente Randy Pausch, ovvero una splendida persona che amava vivere divertendosi e nel suo poco tempo che il destino gli ha voluto riservare è comunque riuscito nell'intento di trasmetterci la sua voglia di realizzare i propri sogni e anche di come trasformare in favolose realtà tutti i nostri sogni di umani su questo pianeta chiamato terra!...grazie ancora magico amico Randy :-) tuo amico gianca

p.s.
ultima cosa per dire che alla fine il nostro amico Randy è riuscito a sconfiggere la Grande Mietitrice grazie alla sua volontà di vivere sognando e in tutte le persone che lo hanno conosciuto e amato sarà sempre vivo alla faccia della Grande Mietitrice...a volte si può essere morti anche se vivi e Randy sarà sempre vivo in noi anche se ci ha lasciato volando in cielo...

domenica 10 agosto 2008

piccola tesina sulla musica per gianca

- Definite la Musica come strumento utile a curare le malattie in generale, valutando le varie forme con cui si può presentare ad ogni livello percettivo.

La musica può essere considerata un linguaggio universale, che non necessità di alcuna traduzione, presente in tutte le culture. A mio modesto parere il vagito di un neonato alla sua nascita lo si potrebbe interpretare come un primordiale suono musicale.
Fin da piccolissimi, durante la nostra vita fetale percepiamo le vibrazioni di una melodia che filtra attraverso il liquido amniotico e ci trasmette attraverso l’apparato scheletrico al nostro cervello. In qualche modo il codice genetico ha già al suo interno le informazioni che sono in grado di creare un insieme di strutture cerebrali capaci di decodificare un linguaggio, per l’appunto la musica.
Questo spunto di riflessione è partito da un articolo di Andrea Sermonti che scrive su “ Il Giornale della Previdenza dei Medici e degli Odontoiatri” e che da appassionato musicomane e musicista ( anche se scarso) non potevo fare a meno di notare e di offrirlo a voi accordiani.
In questo articolo si parla del rapporto che c’è tra le neuroscienze e la musica.
Parte dell’idea consapevole e ormai superata che le attività creative nascono dall’emisfero destro del cervello, mentre i ragionamenti matematici partano dall’emisfero sinistro. Tutte le convinzioni di un tempo sono completamente da rivedere, grazie ai nuovi metodi di studio dinamici dell’attività cerebrale, in cui la musica svolge in questi studi la parte del substrato ideale per realizzarli.
L’ascolto di un brano attiva le aree uditive della corteccia, ma non soltanto, vengono attivate anche altre parti del nostro cervello ben più estese, come ad esempio l’area visiva. Il messaggio sonoro codificato in armonie musicali è capace di stimolare connessioni neuronali estremamente complesse. Mentre l’emisfero destro, il così detto “emisfero creativo” coglie il timbro della musica e della melodia, il sinistro analizza il ritmo e l’altezza dei suoni, coinvolgendo aree deputate a funzioni diverse, come l’area di Broca (area del linguaggio), che sembra essere capace di riconoscere anche la sintassi musicale. Tutto questo sta ad indicare che la musica ed il linguaggio a livello cerebrale non hanno dei percorsi così distanti tra loro, e tutto questo rafforza l’idea che attraverso la musica si possono aiutare e stimolare le funzioni del linguaggio. ( Ad esempio nei bambini dislessici ).
La musica, come dice l’articolo, e riporto le testuali parole: “…è un linguaggio universale che trascende il significato delle parole, il cervello, oltre ad essere l’organo che inventa e produce la musica, controlla i complessi fenomeni biologici del corpo e la sua struttura così come l’attività elettrica dei neuroni possono essere ispiratori di nuovi schemi compositivi.
La creatività musicale non si ferma al talento, è anche ricerca, e come tale non da voce soltanto agli stati d’animo o pulsazioni emozionali, ma in quanto espressione di elaborata costruzione linguistica, può trarre informazioni strutturali da sequenze, processi logici, regole desunte dal gioco, dalla matematica, dalla natura.”.
Quello che componiamo in un determinato momento della nostra vita, è quindi espressione di ciò che siamo, di ciò che la nostra esperienza riesce a tradurre in suono. Tanto più conosciamo il linguaggio che andiamo a parlare, in questo caso la musica, tanto più raffinata ed espressiva potrebbe essere la nostra musica.
Che strumento meraviglioso è il nostro cervello, un ammasso di cellule e fibre nervose ripiegate più volte su se stesse e racchiuso in una scatola, abbiamo circa 100 miliardi di cellule nervose e 100 mila miliardi di connessioni sinaptiche.
Pensate è da questa struttura così complessa e meravigliosa che è nata e continua a nascere meravigliosa musica.
E’ per questo che non possiamo farne a meno, la musica, spiritualmente e strutturalmene è parte di noi stessi.

Questo articolo è stato scritto ascoltando: The Dark Side Of The Moon ( Pink Floyd); B.B.King, The best Of B.B. King Pornograffiti ( Extreme); Fabrizio De Andrè – 1979 – Arrangiamenti PFM vol 1.

Mi viene in mente che la prima melodia ansiolitica sia proprio la ninna nanna cantata ai propri neonati, cullandoli per aiutarli a trovare l’ispirazione del sonno, della tranquillità e sopratutto di un dialogo intimo e non verbale con la madre, calda e rassicurante.
Mio padre, che non c’è più usava fischiettare ad ogni suo ritorno dal lavoro e questo suo gesto sonoro simbolico risiede nei miei ricordi musicali, nella mia anima, nel mio cuore e per me questa è musica.

Riprendendo il discorso della musica legata alla cura delle malattie, la capacità della musica a guarire l’anima è riconosciuta in tutte le culture e il suo uso terapeutico si perde nella notte dei tempi. Si racconta, infatti, che Davide curasse la depressione di Re Saul con il suono della sua arpa e antichi papiri Egizi risalenti al 1500 a.C. descrivono appunto l’effetto benefico della musica sul corpo umano. In molti popoli primitivi sciamani e stregoni curano le malattie con suoni e canti.
Esistono molti casi documentati di persone in stato di coma prolungato (mesi o anni...) essersi risvegliati grazie all’uso della musica fatta loro ascoltare per periodi prolungati.

A mia memoria, si potrebbe collegare la musica, in un caso legato alla sonata K448 per due pianoforti di Mozart, che è stata utilizzata per valutarne l’effetto in alcuni pazienti che soffrivano di epilessia. Con il risultato di migliorare le prestazioni intellettuali dei soggetti e evitare l’insorgere delle crisi. La notizia è apparsa nel 2001 sulla prestigiosa rivista Journal of the Royal Society of Medicine Inglese.
E’ stato stabilito che la musica vivace come Mozart, Vivaldi, la Polka, la Salsa e il Reggae sono più indicate per alleviare la depressione e la tristezza.
Per concludere la ricerca moderna ha confermato i benefici psicoterapeutici della musica. Anche in esperimenti con gli animali esposti alla musica in confronto ad altri ad una terapia del comportamento standard, si sono ottenuti risultati migliori negli animali del primo gruppo.Il che è confermato indirettamente dal fatto che oggi in molti ospedali e istituzioni la musica è utilizzata per alleviare i disturbi dell’umore, dolore, tensioni e allentare il senso di isolamento.

• Descrivi un evento particolare in cui la musica ti abbia colpito in particolar modo.

Nella mia vita esiste un album magico dal titolo “The Koln concert” di Keith Jarrett suonato nel 1975, in cui per alcuni motivi il pianoforte con cui doveva esibirsi era scordato, ma lui non si fece prendere dal panico, anzi, incominciò a suonare nota dopo nota sulla tastiera del pianoforte che sembrava sfidarlo e improvvisando riusci’ a regalare al pubblico un concerto indimenticabile. Improvvisare, ecco mi soffermo su questa parola che racchiude il vero significato della musica a mio personale parere. La vera musica, nasce dal cuore e dall’anima e quindi non ha dei precisi canoni, nasce…e basta. ogni artista nella sua musica, cerca di trasmettere delle emozioni alle persone che l’ascolteranno…ed ogni persona a suo modo le elabora e le vive in modo univoco…e personale, tornando indietro nel tempo, quando era un bambino e ritorniamo al vagito del neonato alla sua nascita, forse la vera musica ha inizio in quel preciso istante per poi accompagnarci per tutto il resto della nostra esistenza terrena. Mi vengono in mente artisti come Giovanni Allevi che grazie al suo pianoforte dispensa di ricche emozioni il suo pubblico…musica che nasce dalla sua anima di getto…che dire poi del magnifico album “ Alone” di Cecilia Chailly che ha voluto dedicare al padre scomparso nel 2002, è riuscita assemblando le voci sue da bambina insieme ai suoi cari, e grazie al suono di vari strumenti a regalarci momenti profondi di mistica dolcezza e spiritualità nata da un grande amore paterno…la musica, ecco cosa rappresenta per me, attimi di emozioni, che abbiamo l’opportunità di fare nostri, solo se siamo allineati con essa…dobbiamo aprire i nostri cuori per sentire le mille note magiche che ogni giorno ci circondano. Aretha Franklin con il suo brano “ I say little a prayer” inneggia all’amore con parole bellissime che con la musica ci fanno sognare ad occhi aperti…concludo con Louis Armstrong e l’indimenticabile sua canzone” What a wonderful world”…magia allo stato puro, per palati buoni di musica vera…



Cosa rappresenta per te la Musica nella tua giornata, esprimi il tuo parere.
La musica, è la mia compagna di viaggio sia nelle ore diurne ( tragitto per il lavoro ) e pure nelle ore notturne, mi addormento ascoltando i brani dal mio inseparabile I.Pod.
E’ varia la musica che ascolto, dipende dal mio stato umorale, però ogni brano riesce a regalarmi emozioni uniche che mi proiettano come in una vita parallela dove io in prima persona sono partecipe di uno splendido spettacolo musicale legato a ricordi visivi di momenti belli vissuti…la musica per me rimane una compagna fedele, che non ti tradirà mai, ed è fonte inesauribile di gioia illimitata…
Metaforicamente parlando, la musica la si potrebbe paragonare al Popolo Migratore ( un bellissimo film documentario dedicato agli uccelli che migrano in terre lontane ), nel senso che la musica nel suo complesso migra nel nostro pianeta terrestre grazie ai canali televisivi e alle parabole satellitari, raggiungendo ogni persona che grazie all’uso di lettori mp3, si porta la musica in giro per allietare le proprie ore. La musica è il fischiettio dell’uccellino dalle piume azzurre ( legato al bel film K-Pax ), è il suono dei gabbiani in volo felici, è il primo vagito del neonato, è la ninna nanna della mamma per i propri figli e se ci pensiamo bene, quando una persona è sul punto di passare ad altra vita, spesso l’ultima parola che pronuncia, è proprio mamma, la persona che gli ha regalato il suo primo vagito facendolo nascere…e come un magico ciclo vitale, la musica nasce con noi, per condurci mano nella mano nel nostro percorso su questo pianeta terrestre…ma in definitiva, la musica siamo proprio noi…con i nostri sogni e la nostra voglia di vivere al massimo il tempo che qualcuno ci ha voluto donare, e il tempo, si sa, non va assolutamente sprecato…musica permettendo…
Sono giunto al termine della mia piccola tesina dedicata alla musica e in suo omaggio, ho trovato qualche frase di persona celebre e la voglio dedicare a tutti gli amanti della musica e della vita.



“ Suonate con tutta la vostra anima e non come un uccello ben addestrato”
C.Ph E. Bach
“ Qualunque sia l’intensità del suono col quale voi eseguite un passo, forte o fortissimo, piano o pianissimo, tenete conto degli accenti metrici, ritmici, patetici e fateli risaltare.
Non bisogna sotto pretesto di colorire, livellare e distruggere queste bellezze dell’espressione”
M. Lussy
“ Nel vero artista la sete di conoscere e di apprendere non cessa che con la vita. E uno dei mezzi più efficaci per ampliare la cerchia delle proprie cognizioni è quello di studiare i sommi compositori e di comprendere i grandi interpreti “
Noi dobbiamo riconoscere due categorie di artisti, cioè quelli che producono e quelli che interpretano, e conviene che non passa fra essi che questa differenza materiale”
F. Liszt
“ Dodici note in ogni ottava e la varietà del ritmo mi offrono delle opportunità che tutto il genio umano non esaurirà mai “
I. Stravinskij
“ Ascoltare la musica di Mozart significa sentire che è stata compiuta una buona azione. E’ difficile dire con precisione dove sia questa buona influenza, ma indubbiamente essa è benefica, quanto più vivo e meglio la conosco, tanto più amo la musica “
P.I.Chaikovskij
“ La musica è la voce di ogni dolore, di ogni gioia. Non ha bisogno di traduzione “
H. Exley
“ Musica, il più grande bene che i mortali conoscano. E tutto ciò che dal paradiso noi abbiamo quaggiù “
J.Addison

mercoledì 23 luglio 2008

The Koln Concert




"Non possiedo nemmeno un seme quando comincio a suonare. E' come partire da zero. [...] Il jazz è lasciare che la luce brilli. Non cercare di accrescerla, lasciarla essere" (K. Jarrett).
Queste due frasi potrebbero bastare a recensire l'intera discografia di Keith Jarrett. Chiunque abbia mai eseguito dell'improvvisazione totale, a qualsiasi livello e su qualsiasi strumento, sa che la seconda frase è dannatamente vera. Se provi solo un momento a strafare, a suonare una nota che non senti, l'ascoltatore se ne accorge e l'atmosfera si fa tesa, perciò devi riprenderti subito l'ispirazione altrimenti va tutto a puttane.
"Solo nell'improvvisazione l'ascoltatore ha la possibilità di avere un reale contatto con il musicista, senza la normale distanza che esiste in altri tipi di esecuzione. Ogni nota non è scritta su uno spartito è non è stata neanche prevista prima. Ogni nota è nel presente ed è viva".
Queste parole possono non avere alcun senso per qualcuno di voi ma credetemi, il concerto di Colonia ne è la prova. Forse per questo nessuno è stato abbastanza matto da recensirlo finora, perché pensare di poter spiegare questa musica è veramente una mattata. Infatti la infarcirò di citazioni di Jarrett. Meglio lasciar parlare lui.
Comunque, il presentimento che questo sarebbe stato un concerto particolare (diciamolo pure, di merda) si ebbe quasi subito, come narra uno dei classici dell'aneddotica: 24 gennaio 1975. Jarrett è arrivato il giorno stesso in macchina dalla Svizzera, dopo aver passato una notte in bianco. Ha mangiato da un quarto d'ora in un pessimo ristorante. Incazzato, con i krauti sulla bocca dello stomaco e la palpebra pesante raggiunge il teatro dell'Opera, dove al posto del Bosendorfer grancoda che aveva ordinato c'è un buffo attrezzo che "suonava come una pallida imitazione di un clavicembalo o un piano barrelhouse, era lungo sette piedi e neanche era stato revisionato". In più si vede praticamente costretto a suonare nella parte centrale della tastiera, visto che gli estremi sono piuttosto scordati.
Nel backstage Keith attende il suo momento. Ormai non gliene importa più nulla, forse non ha neanche il formicolìo ai piedi da pre-concerto. Se ne sta seduto ad aspettare che gli si tolga questo dente, con la testa già in America, e il mento sul petto.
E' il momento. Keith entra, fa l'inchino e va a sedersi.
Gli applausi sfumano.

"La cosa più importante in un mio concerto è la prima nota o le prime quattro note. Se hanno sufficiente tensione, il resto del concerto viene da sè, quasi naturalmente [...] bisogna solo raggiungere il nucleo della musica e poi questa suona da sola".
Ascoltate le prime cinque note del concerto. Più che tese sono sospese, come in levitazione. Poi il resto va da sé.
"Se si è un improvvisatore, un vero improvvisatore, si deve avere familiarità con l'estasi (io direi "l'ispirazione", n.d.r.), altrimenti non si entra in contatto con la musica. Quando si compone si aspetta che questi attimi particolari giungano (appunto, l'ispirazione n.d.r.), in qualsiasi momento questo accada. Può anche darsi che oggi non arrivino. Ma quando s'improvvisa, alle otto di stasera per esempio, è necessario avere una tale familiarità con questo stato da poterlo raggiungere comunque".
Molti brani del concerto li conosco a memoria. Li ho marchiati nel cervello, come altre diverse migliaia di persone. Questo disco è notoriamente il più venduto di Jarrett, e l'unico bestseller jazz a non essere un disco jazz.
I puristi infatti hanno cominciato subito a storcere il naso (e ad ascoltarlo e riascoltarlo in gran segreto), ma qualcuno dovrebbe spiegargli che questo non è jazz. E' Keith Jarrett.

fonte:
http://www.debaser.it/recensionidb/ID_3928/Keith_Jarrett_The_K_F6ln_Concert.htm

se volete fare un magico regalo alla persona a voi cara, questo cd è decisamente il modo giusto per farvi ricordare per sempre!! parola di gianca :-)

Horowitz The last romantic











Si tratta di un eccezionale documentario intervista girato a casa del celebre pianista. Più che un'intervista, in realtà, è un dialogo fra persone che conoscono la musica, un dialogo a livello familiare, con la differenza che è stato filmato. Horowitz si rivela essere un uomo davvero simpatico e profondo al tempo stesso: un uomo di grande cultura, musicista supremo e pianista fenomenale, nonostante l'età avanzata (ha già superato gli 80 anni). Siamo nel salotto di casa sua, e fra un dialogo ed un altro, si siede al pianoforte, è il caso di dirlo, a miracol mostrare. Il suo Bach-Busoni è semplicemente una delle cose più sensazionali che abbia mai ascoltato di Bach, all'improvviso non si è più in questo mondo, ma lontani dal caos e dal disordine: le ottave che iniziano il pezzo, così profonde ed allo stesso tempo di una qualità spirituale altissima, sono un miracolo. La sonorità del pezzo non ha niente di umano, eppure è di una qualità umana indescrivibile. Ed ecco, appena spento l'ultimo accordo di sol maggiore, che riprende a parlare come se non avesse appena dato voce alle sfere più elevate della coscienza. E parla di tutto, del suo amore recente per Mozart, del quale esegue la sonata in K.330, di nuovo con un suono spirituale ineguagliabile, dei suoi ricordi di Toscanini, del quale ha sposato la figlia Vanda, insieme a lui nel documentario. E' particolarmente spiritoso quando Peter Gelb gli chiede quale sia la foto che preferisce fra quattro appese alla parete, e lui esita... infine indica Rachmaninoff e Toscanini, al che la moglie interloquisce immediatamente: "Non preoccuparti, dì pure che preferisci Rachmaninoff!". Egli era stato amico del grande compositore, che rimase abbagliato dall'esecuzione che il giovane pianista aveva dato del suo terzo concerto. Quando si incontrarono la prima volta, egli eseguì il concerto per il compositore, e Rachmaninoff lo accompagnò al secondo pianoforte! Diventarono immediatamente amici, e si frequentarono fino alla morte del grande uomo, avvenuta nel 1943.
Fra altri ricordi ed interessantissime riflessioni, il Maestro ci regala una versione unica dell'Impromptu di Schubert, iniziato come se una voce arrivasse da un altro mondo, e finito in un fragoroso fortissimo, con gli accordi riempiti arbitrariamente. Che dire dello scherzo di Chopin? Una delle migliori interpretazioni del pezzo, anche se Sviatoslav Richter si riferì a questa con l'aggettivo "spaventoso". Per me, invece, è semplicemente ineguagliabile! Mi è particolarmente cara la Consolation in REb, perchè restituisce Liszt alla sua dimensione religiosa, il suono non è "dolce" come spesso viene suonato Liszt in questi casi, conferendo al pezzo un carattere sentimentale, bensì "sottile" ed allo stesso tempo "grande", intimo e sommesso perfino, di una forza espressiva che sfiora il miracoloso. Anche la celebre Polonaise è resa in maniera poco fedele al testo, ma è ugualmente convincente. La cinepresa riprende dall'alto il celebre passaggio ad ottave della mano sinistra, per la gioia di tutti i pianisti, e del resto le inquadrature rivelano al meglio il gesto pianistico meraviglioso ed assolutamente unico. Se osserviamo le mani dei grandi pianisti, notiamo come queste esprimano una forte personalità, sono modellate in maniera tale da far pensare che il lavoro e l'anima le abbiano modellate alla loro causa elevata. Quelle di Horowitz sono forse le più belle, fra quelle a me note, come intagliate nel marmo: non grandi quanto quelle di Richter (Horowitz prendeva una decima e non di più, osservate bene il video e basatevi anche sulle testimonianze sue e di altri), ma incredibilmente belle.
Bè, tutto qui, spero che l'ipotetico lettore possa prendere questo dvd, testimonianza inestimabile dell'arte di uno dei più grandi pianisti di ogni tempo.

Il dvd
Sia la qualità audio che video sono ottime, restituiscono appieno il suono del grande pianista.

In conclusione
Grande occasione di avvicinarsi ancora una volta all'arte di Horowitz, e ottimo inizio per chi non lo conoscesse ancora. Fra tutti i documenti su Horowitz, questo è quello che preferisco. E' stato quello che me l'ha fatto conoscere, e devo a lui se sono riuscito ad entrare nel mondo di Bach. Non so come abbia fatto, ma con quella trascrizione di Busoni, Horowitz mi ha aperto le porte alla conoscenza, e soprattutto all'amore, per questo grande compositore che non ero mai riuscito a comprendere.

articolo di Andrea Rossi
fonte:
http://www.spaziofilm.it/content/archivio/articolo_dvd.asp?id=4060

martedì 24 giugno 2008

Il bacio di Klimt



Nel Bacio si esprime la visione di abbandono e dedizione della donna nei confronti dell'uomo, uomo rappresentato proteso in avanti, in atteggiamento di forza protettiva e tenerezza nei confronti di chi si abbandona totalmente a lui: l'accento in questo caso si pone, quasi un'eccezione nel panorama della produzione klimtiana, sul connubio ideale, spirituale e fisico, delle due figure. Particolari espressivi quali l'estrema definizione delle mani maschili, nodose e affusolate al contempo, a contrasto con il nitore della diafana pelle della giovane innamorata, attribuiscono all'uomo una identità di approdo, di porto sicuro in cui potersi abbandonare, languidamente espresso dallo stato estatico della donna, finalmente libera di esprimersi nella sua fragilità femminile, con una mano morbidamente appoggiata sulla nuca maschile e l'altra in cerca di un tenero sostegno come in una carezza, rimettendosi a lui interamente.
Non più quindi donna conturbante e solitaria, arbitro unico del mondo maschile in un gioco di rimandi e ammiccamenti erotici, ma dualità di principi vitali che si fondono, in un reciproco scambio di sensi e amore infinito, fissato nell'attimo di compenetrazione spirituale attuata dall'atto del dare e del ricevere.
Rapiti in estasi estatica, gli amanti spiccano al centro della tela con tutta la forza espressiva del decorativismo simbolico ed allegorico di Klimt, in uno stile bidimensionale in cui lo sfondo altro non sembra che il riverbero del fulgore dell'oro dei corpi che, insieme, cinge e accoglie il momento estatico dell'Amore. Neppure il prato fiorito, con la sua vivace policromia, riesce a catturare lo sguardo. Questo è rapito dal gesto stesso e dal biancore della donna: ancora una volta protagonista, ma completa solo in quanto appagata dall'amore di colui che ama, a cui concede i suoi sensi, sentimenti, emozioni, in un abbandono totale ed incondizionato. E' ancora una volta la donna, dunque, a trasmettere la pienezza interiore più intensa, punto di partenza e di arrivo di sensazioni che in lei prendono forma e trovano la strada d'esprimersi: amore e morte, voluttà ed innocenza, salvezza e perdizione.
La netta separazione dei due sessi, evidenziata dal codice simbolico di elementi geometrici quadrati e spigolosi per l'uomo e di forme circolari e spiraliformi per la donna, trova la sua trascendenza nell'aura che circonda entrambe le figure, incarnazione dei due principi vitali a cui sembra far eco la cascata di triangoli d'oro, appendici e radici di vita, congiuntamente allo sfondo che, in una sorta di 'pendant' simmetrico, nasconde, con un sapiente gioco di trasparenze ed affioramenti, le stesse forme geometriche e sinuose dei due amanti.
Superamento, dunque, della conflittualità espressa nelle altre opere, in un crescendo di unione spirituale che si traduce in una purezza ideale, racchiusa in un'aura mistico-erotica in cui l'erotismo si percepisce in modo etereo ed impalpabile, forza vitale che si genera dall'unione dei due amanti.
Klimt, nel Bacio, è così riuscito nel difficile, se non impossibile tentativo, di fermare l'attimo di compenetrazione totale, di 'sympatheia' dell'amore, fissando in una dimensione a-temporale ed a-spaziale quel gesto di respiro cosmico che vive di per sé, incarnato nell'intreccio degli amanti. Irreale e reale al tempo stesso, il Bacio immerge lo spettatore in un mondo onirico di non-tempo, unica realtà spazio-temporale in cui trovano modo di esprimersi i sensi primordiali e le pulsioni vitali. Il fascino del quadro risiede nell'impossibilità di compenetrazione in tale perfetta, simbolica, eterna unione, nell'inafferrabilità di quel vago che l'avvolge, di cui si percepisce l'essenza ma non la sostanza, nell'ineffabilità ed indefinibilità di quell'atmosfera da subire. Mondo onirico, dunque, dove cessano i contatti con l'esterno ed in cui il non-tempo scaturisce dalla fissità del gesto incastonato tra preziosismi bizantineggianti, assolutezza stellare dello sfondo, astrattezza coloristica delle vesti, in un'atmosfera di totale estraniazione dal mondo.

fonte
http://www.giornalediconfine.net/n_2/art_9.htm

Once






















I piccoli miracoli della musica
Recensione del film Once (2006)
a cura di Luciana Morelli

Scorre come una musica dolce la storia tra Lei e Lui, cominciata per caso tra le corde di una chitarra e trascinata dal tubo di un aspirapolvere rotto, tra frasi non dette e carezze negate, tra sguardi appassionati, dolci abbracci e lunghe passeggiate in moto verso il mare.

Forse la persona giusta da amare si incontra una sola volta nella vita, e quando capita non si può lasciarla andare via, per nessun motivo. E' quello che hanno fatto i due protagonisti di questo film, ma solo nella vita reale. Il 37enne Glen Hansard, ex-leader del gruppo irlandese The Frames, e la giovanissima pianista e attrice ceca Markéta Irglova (appena diciannovenne), sono i protagonisti di Once, produzione irlandese indipendente del 2006, applauditissima all'ultima edizione del Sundance Film Festival, che ha avuto un grande successo anche negli USA. Il perché di tanto clamore è presto spiegato: Once racconta un'insolita storia d'amore e musica, quella di due musicisti che non si chiamano mai per nome, due anime perse nella fredda Dublino che si incontrano per caso, e uniscono per un breve periodo il loro cammino. Il risultato è un film di rara intensità, una love story fuori da ogni cliché, in cui ad avere più importanza di tutto è la sintonia, soprattuto musicale, quell'ispirazione unica e travolgente che viene dal cuore quando ci si innamora.

Lei è un'immigrata dell'est, un'eccellente pianista costretta a fare la colf per mantenere la figlioletta e che ha scelto Dublino per cominciare una nuova vita; Lui uno straordinario cantante di strada che per sfamarsi ripara aspirapolveri nel negozio di suo padre. Entrambi hanno un sogno nel cassetto, lei di avere un pianoforte tutto suo, lui quello di incidere un disco con le sue canzoni. Canzoni che ha scritto per una donna speciale che l'ha appena lasciato per trasferirsi a Londra, facendolo piombare nella disperazione.

Il regista e ideatore di questo piccolo gioiello intriso di amore e musica è John Carney, ex-bassista dei Frames con la passione per il cinema, che raggranella un po' di soldi qui e là (tra sovvenzioni statali e risparmi propri) e poi propone all'amico Glen Hansard (che in un primo momento si rifiuta di recitare e propone la parte all'amico Cillian Murphy, poi ritiratosi per mancanza di doti vocali) di fare un film sulla 'sua' musica, recitando e cantando le 'sue' canzoni con la sua incredibile voce. Si parte subito: il ruolo da protagonista femminile va alla nuova partner musicale di Hansard (la Irglova, appunto) e senza chiedere permessi per le riprese in strada, decolla la produzione di Once. Con lenti speciali per riprese a distanza, macchine da presa nascoste lontano dalla scena (si vedono furgoni passare e persone allibite per il furto raccontato nella prima scena) e una troupe di poche anime, Carney gira il film in soli 17 giorni e con 150 mila euro, risparmiando su tutto, anche sulle riprese in interno, girando direttamente a casa di Hansard e di altri amici.

Lo potremmo definire in tanti modi: un musical indipendente, un dramma musicale, una storia d'amore ed altri imprevisti, ma sbaglieremmo in ogni caso, perché Once è qualcosa che va oltre, è un'opera cinemusicale che trasuda emozione, un film capace di arrivare al cuore, di commuovere con una semplicità imbarazzante. La musica, anziché essere invasiva, è quasi incidentale, cantata quasi sempre dal vivo, mentre le immagini, nitide e traballanti, somigliano a quelle di un documentario; è forse per questo che in alcuni momenti si ha l'impressione di assistere ad alchimie e a sguardi 'veri', piccoli istanti magici in cui la realtà si sostuituisce alla fiction.

Indimenticabile il duetto che i due intonano sulle splendide note di Falling Slowly, romantica colonna sonora del film, una canzone che ti entra dentro, capace di addolcire l'anima dalla prima all'ultima nota. Scorre come una musica dolce la storia tra Lei e Lui, cominciata per caso tra le corde di una chitarra e trascinata dal tubo di un aspirapolvere rotto, tra frasi non dette e carezze negate, tra sguardi appassionati, dolci abbracci e lunghe passeggiate in moto verso il mare. Un amore mai consumato, confessato, ma che come un fiume scorre fino a valle per poi perdersi nell'abisso delle occasioni perdute. E' bello avere dei sogni ma talvolta per realizzarli bisogna fare delle scelte dolorose.
Scelte che nella vita i due protagonisti non hanno fortunatamente dovuto fare, visto che, non è chiaro se già da prima oppure dopo il film, Glen Hansard e Markéta Irglova, oltre ad essere ormai un duo professionalmente inseparabile, hanno una bellissima storia d'amore.

Data di pubblicazione: 30.11.2007

fonte
http://www.movieplayer.it/articoli/04388/i-piccoli-miracoli-della-musica/

un film per chi ama la musica e l'amore! :-) gianca
quante volte puoi trovare la persona giusta?... :-)

giovedì 12 giugno 2008

Se (Lettera al figlio, 1910)







Con questa lettera, datata 1910, Rudyard Kipling cercò di insegnare al figlio a distinguere fra il bene e il male

Se riesci a conservare il controllo quando tutti
Intorno a te lo perdono e te ne fanno una colpa;
Se riesci ad aver fiducia in te quando tutti
Ne dubitano, ma anche a tener conto del dubbio;
Se riesci ad aspettare e non stancarti di aspettare,
O se mentono a tuo riguardo, a non ricambiare in menzogne,
O se ti odiano, a non lasciarti prendere dall'odio,
E tuttavia a non sembrare troppo buono e a non parlare troppo saggio;

Se riesci a sognare e a non fare del sogno il tuo padrone;
Se riesci a pensare e a non fare del pensiero il tuo scopo;
Se riesci a far fronte al Trionfo e alla Rovina
E trattare allo stesso modo quei due impostori;
Se riesci a sopportare di udire la verità che hai detto
Distorta da furfanti per ingannare gli sciocchi
O a contemplare le cose cui hai dedicato la vita, infrante,
E piegarti a ricostruirle con strumenti logori;

Se riesci a fare un mucchio di tutte le tue vincite
E rischiarle in un colpo solo a testa e croce,
E perdere e ricominciare di nuovo dal principio
E non dire una parola sulla perdita;
Se riesci a costringere cuore, tendini e nervi
A servire al tuo scopo quando sono da tempo sfiniti,
E a tener duro quando in te non resta altro
Tranne la Volontà che dice lor "Tieni duro!".

Se riesci a parlare con la folla e a conservare la tua virtù,
E a camminare con i Re senza perdere il contatto con la gente,
Se non riesce a ferirti il nemico né l'amico più caro,
Se tutti contano per te, ma nessuno troppo;
Se riesci a occupare il minuto inesorabile
Dando valore a ogni minuto che passa,
Tua è la Terra e tutto ciò che è in essa,
E - quel che è di più - sei un Uomo, figlio mio!

Rudyard Kipling

la fonte della foto è:
http://www.zam.it/2.php?id_autore=1563

venerdì 30 maggio 2008

Rabindranath Tagore


Quando mi passò accanto velocemente,
l’orlo della sua veste mi sfiorò.
Dall’isola sconosciuta d’un cuore
Venne improvviso un respiro caldo di primavera.
Fu un tocco fugace che svanì
In un momento come il petalo di un fiore reciso
Trasportato dall’aria.
Ma si fermò sul mio cuore come un sospiro
Del suo corpo, come un sussurro dell’anima.

da Il Giardiniere

Rabindranath Tagore “ Il canto della vita”


Con amore, con vita, con canto, con profumo,
con tremito, un torrente di pura luce
si è riversato in cielo e in terra.
A poco a poco si spezzano tutti i legami
E prende forma la felicità:
la vita s’è risvegliata piena d’ambrosia.

Anch’io mi sono destato in dolce pace,
in puro piacere come il fior di loto,
per portare ai tuoi piedi tutta la mia felicità.
In una luce diffusa dentro il cuore
Bella, rosea, splendente si alzò l’aurora.
Un velo è caduto dalle mie pupille affaticate.

dicembre 1907

da Ghitangioli

Rabindranath Tagore “Il canto della vita”

Viandante


Tutto passa e tutto resta,
però il nostro è passare,
passare facendo vie,
vie sul mare.

Viandante, sono le tue orme
La via e nulla più,
viandante non c’è via,
la via si fa con l’andare.

Con l’andare si fa la via
E nel voltar indietro lo sguardo
Si vede il sentiero che mai più
Si tornerà a calcare.

Viandante non c’è via
Ma solamente scie nel mare.


Cantares, Antonio Machado

Foto: courtesy of Flickr
http://www.flickr.com/photos/serev/1118089421/

sabato 10 maggio 2008

Ortone e il mondo dei Chi


Ortone e il mondo dei Chi
Era il 1954 quando lo scrittore e vignettista americano Ted "Dr. Seuss" Geisel scriveva le avventure dell’elefantino Ortone e del suo incontro con il piccolo mondo dei Non so Chi.
Più di mezzo secolo dopo, le parole prendono forma nella nuova pellicola, una delle poche non Pixar, ma Fox Animation e Blue Sky (le stesse de L’era Glaciale e Robots, firmata Jimmy Hayward (già animatore di successi come Toy Story, A bug’s life e Alla ricerca di Nemo) e Steve Martino.
Una pellicola composita, divertente e coinvolgente, che apre uno sguardo, e neanche troppo irrilevante, su temi universali e importanti come la solidarietà, l’amicizia, l’identità, la famiglia.
Dal punto di vista tecnico, il film è accurato, non solo nella realizzazione dei personaggi, molto fedeli a quelli del libro, ma riproposti in chiave moderna, ma anche per i paesaggi, per la realizzazione della giungla, ben descritta, in forme e colori.
Pur di rimanere coerenti al modo di rappresentare di Geisel, gli autori si sono basati molto sulle illustrazioni presenti nel libro originario mentre altre idee sono state estrapolate dai disegni e dalle note dell’autore.
Il mondo dei Non so Chi poi, immenso nella sua limitata dimensione, è una metafora, neanche troppo velata, su tutti quegli individui, invisibili agli occhi della società, che vivono sereni la propria vita, anche tra instabilità e incertezze.
La pellicola parla molto al femminile: da una parte la figura della cangura di potere, prepotente e cinica (ma che poi saprà accettare i propri errori), e dall’altra le figlie, ben 96, del Sinda Chi di turno, viziate e vanitose, dove l’unica mosca bianca risulta essere invece l’unico, problematico, maschietto.
Come detto è anche una storia che parla del valore dell’identità, quella famigliare del Sinda Chi, ma anche della dignità e del coraggio riscoperto, di Ortone.
La storia tocca vari linguaggi, quello dello slapstick cinematografico, termine che indica quel modo di fare comicità, anche un pò esagerata, attraverso il corpo, ma anche quelli dei sentimenti, del cuore, dell’istinto.
A prestare la voce di Ortone, nella versione originale americana è il superlativo Jim Carrey, già amico dei racconti di Dr. Seuss, per aver preso parte alla parte del Grinch nel 2000, mentre in Italia l’elefantino parla grazie a Christian De Sica, che riesce a dare al personaggio quella sensibilità recitativa, che ce lo fa amare in tutta la sua "umanità".
Una pellicola buonista sì, ma per niente banale.

La frase: "Ogni persona è importante, per piccola che sia".
Andrea Giordano

fonte http://filmup.leonardo.it/ortone.htm

domenica 27 aprile 2008

L'ultima lezione di Randy Pausch





















Qualche giorno fa, quasi per caso leggendo una rivista mi sono soffermato sul commento di un libro dal titolo “L’ultima lezione” dove l’autore è un professore di informatica alla Carnegie Mellon University, Pennsylvania,Usa. Nell’agosto 2007 scopre di avere un male incurabile e gli vengono pronosticati circa 6 mesi di vita. A questo punte Randy Pausch decide subito di smettere ad insegnare all’università per stare insieme a sua moglie e ai suoi tre figli,però come ultima cosa vuole lasciare un ricordo a tutti i suoi studenti e colleghi di lavoro e organizza una conferenza dal titolo “Come realizzare i sogni della vostra infanzia”,in realtà vuole essere un lascito per i suoi figli.
Come per miracolo il suo discorso è stato messo su internet sia in formato video che nell’intera trascrizione in lingua originale e in italiano. Questo libro è il discorso di commiato dai suoi studenti la cui popolarità è stata decretata dai milioni di contatti su Youtube ed è stato arricchito dalla sua considerazione sul senso della vita.
Le ultime notizie lo danno ancora in vita e se volete saperne di più visitate il sito www.randypausch.com e per avere le sue notizie aggiornate cliccate su
http://download.srv.cs.cmu.edu/~pausch/news/index.html

P.S.
Ho già letto il suo discorso integrale tradotto in italiano,che vuole essere un inno alla vita e ci spiega come si possono trasformare in realtà i sogni della nostra infanzia. Quindi, non vi rimane che correre in una qualsiasi libreria per regalarvi un manoscritto scritto da una persona speciale che sta giocando la sua partita con le carte che il destino ha voluto riservargli.Sono certo che la sua ultima conferenza tenuta presso la sua Università,sarà la sua eredità non solo per i suoi figli, ma per tutte le persone di questo globo terrestre,che credono ancora nei sogni e nella bellezza della nostra vita,che va vissuta al massimo delle proprie possibilità d'eterni sognatori.Grazie Randy! e ricordati che faccio il tifo per te come tanti milioni di persone che ti ringraziano per averci fatto capire l'essenza della vita e di quanto sia importante porci degli obiettivi, che tu ami definire i sogni di noi bambini per poterli trasformare in magiche realtà da adulti!

un grazie sincero e profondo dal mio cuore caro Randy,per avermi ricordato di quando ero bambino come te e ora so che tutto è possibile e tu sei l'esempio vivente! :-)
siamo tutti con te! :-)non mollare!

P.S. due
ascoltando la tua ultima lezione, ho capito che nella vita quello che conta non è la quantità del tempo che noi viviamo, ma la qualità che noi riusciamo a dare alla nostra esistenza e tu nel tempo a te concesso sei riuscito a regalare a milioni di persone una cosa bellissima che è la speranza nell'amore e nella condivisione dei nostri sogni e della felicità!

P.S. tre
caro Randy nella tua ricerca sulla realtà virtuale ci hai donato una felicità reale!
grazie :-)

giancarlo milano italia pianeta terra :-)

La recensione di IBS

The last lecture, l’ultima lezione, di solito la tengono i professori che vanno in pensione. Quella che leggiamo in queste pagine, invece, è la lezione di un uomo che muore: Randy Pausch, docente di informatica, tra i pionieri della realtà virtuale. Ha dieci metastasi al fegato e solo pochi mesi di vita davanti. Ha deciso di trascorrere il tempo restante, non solo a preparare la moglie e i tre figli alla sua assenza, ma anche a trasmettere ciò che avrebbe detto nei prossimi anni. Nell’agosto 2007, quando la cura del cancro al pancreas non ha più funzionato, Pausch ha mantenuto l’impegno di tenere la lezione alla Carnegie Mellon University di Pittsburgh perché, come “un leone ferito vuole sapere che è ancora capace di ruggire”, ha voluto catapultarsi in un futuro che non avrebbe vissuto.
Pausch dedica ai figli Dylan, Logan e Chloe (di 5, 2 e 1 anno) queste parole, che potranno raccontare loro, tramite il web, il dvd e il libro, chi era loro padre, cosa pensava, quali erano le sue idee. È un discorso sulla vita, non sul cancro e sulla morte. S’intitola “Realizzare davvero i sogni dell’infanzia”, ciò che ci rende unici, secondo Pausch. La sua vita è racchiusa nel portatile, un’ora di file e Powerpoint. Pausch indossa una polo maniche corte sbarazzina, non è depresso o imbronciato, parla davanti a 400 studenti. Non fa finta di niente, ha interrotto una chemioterapia devastante e si è trasferito in Virginia vicino ai familiari della moglie Jai perché possano aiutare lei e i bambini. Dopo aver mostrato al pubblico la lastra del suo fegato e la foto della nuova casa, racconta dei suoi genitori molto curiosi, colti e caritatevoli, due persone ottimiste. Dichiara di aver vinto alla “lotteria dei genitori”, perché – scrive – “i bambini, più di ogni altra cosa, devono sapere che i loro genitori li amano. E non è indispensabile essere vivi per questo”. Ripensa ai dipinti sui muri della cameretta, al sogno giovanile di superare la gravità; racconta l’amore per il football americano e per i suoi fondamentali, il mito del capitano Kirk di Star Trek. La lezione prosegue con l’anno entusiasmante alla Walt Disney, nel ‘95, per un progetto di realtà virtuale, quando era già professore in Virginia. Poi, nel 2006, inizia l’odissea sanitaria e il dottor Wolff è costretto a dirgli: “Godrà di buona salute dai tre ai sei mesi”. Parole che a Pausch ricordano il personale del Disney World, quando diceva “il parco è aperto fino alle 20”.
Ecco il lascito spirituale di Randy Pausch: uno scienziato che sogna malgrado il fegato zeppo di metastasi, che coglie l’attimo, che gira sulla decapottabile con il braccio fuori dal finestrino e le dita tamburellanti al ritmo della musica. Un uomo che dà giudizi onesti, che versa la bibita sul sedile posteriore dell’auto per insegnare ai nipoti che le persone contano più delle cose. Una persona che racconta la gioia di amare la propria moglie e che ci restituisce una toccante lezione sul senso del tempo, su come vada apprezzato e non buttato via. Perché è tutto quello che abbiamo.

le foto delle copertine sono state prese dalle fonti:
http://www.internetbookshop.it
http://download.srv.cs.cmu.edu/~pausch/news/index.html/code/9788817023146/pausch-randy/ultima-lezione-vita.html

la fonte della recensione IBS è:
http://www.internetbookshop.it/code/9788817023146/pausch-randy/ultima-lezione-vita.html

domenica 20 aprile 2008

gianca da K-Pax per regalarvi la felicità! :-)



Cari amici,dovete sapere che io provengo da un lontano pianeta sperduto nella galassia e il suo nome è K-Pax,come il titolo del magnifico film interpretato da Kevin Spacey.
Sul nostro pianeta,non esiste la guerra e la tristezza,ma regna la felicità allo stato puro e io,come altri miei simili abbiamo il compito di trasmettere questa nostra gioia all’intera umanità terrestre. E’ per questo motivo,che un bel giorno,con la mia navicella esplorai tantissimi micro-cosmi,fino a raggiungere un buffo e simpatico pianeta chiamato Terra.
Subito mi accorsi che purtroppo la guerra,i conflitti per il potere,il male e l’invidia erano parte integrante della vostra vita,ma è altrettanto vero,che molte persone erano dotate del dono e della consapevolezza del bene e della condivisione della felicità con sentimenti ed emozioni finalizzate alla gioia di vivere.
Il mio scopo era quello di trovare le persone adatte e pronte a ricevere il mio messaggio universale allo scopo di donare il sorriso e la felicità al nostro prossimo,senza nulla pretendere.
Per questo scopo mi sono servito della vostra musica,della lettura e delle vostre visioni a colori grazie a quello che voi chiamate film trasmessi su buffi schermi a cristalli liquidi o al plasma o con i più obsoleti tubi catodici dei televisori di prima generazione.
Cari amici terrestri, un dono di noi kpaxiani,è quello di trasmettere il nostro entusiasmo e aprire il vostro cuore per farvi entrare più emozioni possibili e donarvi piccole dosi di felicità. Beh,voi non ci crederete,ma come ama dire una mia cara amica terrestre ho scoperto sul vostro pianeta un keypaxiano come me e il suo nome è Bobby McFerrin, un vero genio della musica improvvisata a 360 gradi! :-)
Con una estensione di quattro ottave e una innumerevole serie di tecniche vocali non è un vero cantante,ma è l’ultimo vero uomo kpaxiano della musica rinascimentale,un esploratore vocale che come un mix ha fuso il jazz,il folk e una svariata moltitudine di influenze musicali del mondo corale e a cappella e musica classica usando i propri ingredienti.
Memorabile la sua canzone "Don't Wory, Be Happy", che gli permise di vincere sia il Record dell'Anno e il bramato premio Canzone dell'Anno...avrebbe potuto essere definita la Canzone del Decennio,visto che "Don't Worry,Be Happy raggiunse il 1 posto nelle classifiche pop in quasi ogni paese del mondo.
Come direttore d’orchestra, è in grado di sentire orchestralmente e con questo dono ha espanso il suo canto per includere il suo repertorio vocale per cantare parti con tromba nello standard jazz “Round Midnight” o per interpretare le parti per flauto e violoncello nelle opere di Faurè e Vivaldi o semplicemente creare nuovi suoni musicali.
Da segnalare il concerto di Lipsia dedicato a J.S.Bach dove è stato il vero protagonista e al Teatro alla Scala di Milano quando il 7 maggio 2007 ha diretto la Filarmonica della Scala e ha deliziato il pubblico con le sue magiche improvvisate vocalist, una su tutte "Aria sulla quarta corda" di J.S.Bach che ha concluso il concerto con una standing ovation tutta per lui! :-)
...e nella mia visita sul vostro pianeta ho scoperto altri kpaxiani che da voi si fanno chiamare Yo-Yo-Ma, Chick Corea, Keith Jarrett, Jacques Loussier, Petrucciani, Vasco Rossi, Louis Armstrong, Aretha Franklin e poi in epoche diverse amavano farsi chiamare con dei nomi d'arte tipo Bach, Mozart, Bethoveen, Vivaldi…e dovete ringraziare queste magiche persone che vi hanno regalato emozioni uniche per i vostri cuori d’eterni sognatori di attimi di felicità, ed io essendo un sognatore kpaxiano incallito, vivo alla grande e nel tempo a me concesso cerco di trasmettere questa mia filosofia di vita a tutte quelle persone che sono pronte ad aprire i loro cuori per regalarsi momenti di gioia illimitata.

P.S.
L’entusiasmo, la gioia di vivere e provare le emozioni, fanno parte del vostro DNA e quindi a tutta la popolazione del globo terrestre, voglio ricordare che siete solo voi che potete decidere se essere felici oppure no e decisamente la prima scelta è la migliore, voi che ne pensate?...qualcuno molto importante ci ha voluto donare una cosa bellissima, che è il libero arbitrio e sono certo che noi dobbiamo usarlo al meglio per perseguire e ricercare in ogni attimo della nostra vita la felicità che vi potrà apparire sotto tantissime sembianze, mi spiego meglio, intendo dire nel sorriso di un bambino, nello sguardo felice di un anziano, nel volo di tanti gabbiani che con il loro sbatter d’ali salutano due bambini che corrono felici sulla spiaggia con i loro aquiloni ascoltando della bellissima musica grazie a due buffi I-Pod e sotto altre mille forme, sta solo a voi vederle e trasformarle in emozioni positive per continuare a vivere alla grande al massimo delle proprie possibilità finalizzate al raggiungimento della vostra felicità,per poi poterla condividere con le persone a voi care.

ora mi congedo per il momento da voi con un grande saluto kpaxiano e alla prox dal vostro gianca che come potrete vedere dalla foto scattata da me medesimo si è appena materializzato grazie al magico raggio di luce dal suo pianeta!...
Se vi fidate di me, dovete vedere il magico film “K-Pax da un altro mondo" vedere la foto della locandina…vicino al mio sbarco sul vostro pianeta Terra! :-)

fonte kpaxiana gianca :-)

venerdì 18 aprile 2008

Plays Ennio Morricone - Yo-Yo Ma


Due grandi talenti e due grandi geni insieme. Uno è il più importante e conosciuto musicista italiano di colonne sonore, l'altro uno degli esecutori più famosi del mondo che con il suo violoncello ha donato magia e commozione a film come La tigre e il dragone. Un incontro immaginifico ed emozionante. Grande musica e un'intensa interpretazione di brani che si possono definire come classici del nostro immaginario collettivo non necessariamente collegato al cinema.

Le tracce contenute nel Cd:

1. The Mission: Gabriel's Oboe
2. The Mission: The Falls
3. Giuseppe Tornatore Suite: Playing Love from The Legend of 1900
4. Giuseppe Tornatore Suite: Nostalgia from Cinema Paradiso
5. Giuseppe Tornatore Suite: Looking for You (Love Theme) from Cinema Paradiso
6. Giuseppe Tornatore Suite: Malena (Main theme)
7. Giuseppe Tornatore Suite: Remembering (Ricordare)*
8. Sergio Leone Suite: Deborah's Theme from Once Upon A Time In America
9. Sergio Leone Suite: Cockeye's Song from Once Upon a Time in America
10. Sergio Leone Suite: Main Theme from Once Upon a Time in America
11. Sergio Leone Suite: Main Theme from Once Upon a Time in the West
12. Sergio Leone Suite: Ecstasy of Gold from The Good, the Bad, and the Ugly
13. Brian DePalma Suite: Main Theme from Casualities of War
14. Brian DePalma Suite: Death Theme from The Untouchables
15. Moses and Marco Polo Suite: Journey from Moses
16. Moses and Marco Polo Suite: Theme from Moses
17. Moses and Marco Polo Suite: Main Theme from Marco Polo
18. The Lady Caliph: Dinner
19. The Lady Caliph: Nocturne

Autore: Marco Spagnoli Data: 25 ottobre 2004

fonte http://www.fantascienza.com/magazine/musica/5196/

Dal lontano pianeta kpax è in arrivo Yo-Yo Ma


Biografia:
La poliedrica carriera del violoncellista Yo-Yo Ma testimonia la sua continua ricerca di nuove strade per comunicare con il pubblico, congeniali anche al suo costante desiderio di rinnovamento che lo porta ad esplorare culture e forme musicali alternative. Grazie ad una combinazione di perfezione artistica, carisma ed humor, Yo-Yo ma é uno dei musicisti più richiesti ed amati del nostro tempo. Alcuni progetti culturali e musicali alternativi ai quali si è recentemente dedicato, sono la musica tradizionale cinese così come la musica tribale africana (Kalahari) . Con il Silk Road Project, insieme a musicisti provenienti da tutte le regioni della “via della seta” (Cina, Corea, Uszbekistan, Tagikistan, Persia, Mongolia fino ad arrivare in Italia) realizza la sintesi di una idea a lui molto cara: l’influenza degli strumenti originali di queste regioni sull evoluzione degli strumenti occidentali. Costante fonte di ispirazione sono i numerosi artisti con i quali collabora e che lo assecondano nella realizzazione di “progetti speciali” : Emanuel Ax, Daniel Barenboim, Christoph Eschenbach, Pamela Frank, Jeffrey Kahane, Kayhan Kalhor, Ton Koopman, Jaime Laredo, Bobby McFerrin, Edgar Meyer, Mark Morris, Mark O'Connor, Isaac Stern, Kathryn Stott, Wu Man, Wu Tong e David Zinman. Yo-Yo Ma è artista esclusivo della Sony Classical. La sua discografia - che comprende più di 50 album e 15 Gramy Awards – riflette i molteplici generi musicali ai quali si è dedicato. L’album 2003 “Obrigado Brazil” vince il “Grammy Award for Best Classical Crossover Album”. L’ album 2004 è “Vivaldi’s Cello” con Ton Koopman e l’Amsterdam Baroque Orchestra. Ha ottenuto , inoltre, numerosi successi discografici con gli album: "Appalachia Waltz" (1996), raccolta ispirata alla tradizione musicale americana, frutto della collaborazione con Mark O'Connor ed Edgar Meyer che ha dominato le classifiche di musica classica per più di cinquanta settimane. Nel 1997 ha inciso la colonna sonora del film "Lezioni di Tango" di Sally Potter e l'album "Soul of the Tango" che include tanghi, milonghe ed altre composizioni di Astor Piazzolla. Amatissimo interprete bachiano, incide per due volte le 6 Suites di Johann-Sebastian Bach. L’ultima nel 1998, "Inspired by Bach”, consiste in una serie di sei filmati insieme ad artisti quali il coreografo Mark Morris, Tamasauro Bando del Teatro Kabuki, l'architetto dei giardini Julie Moir Messery, i registi François Girard, Atom Egoyan ed i ballerini sul ghiaccio Jayne Torvill e Christopher Dean. Questa serie di filmati è stata presentata alla Biennale di Venezia del 1998 dal regista A.Egoyan. Nato nel 1955 a Parigi da genitori cinesi, si trasferisce con la famiglia a New York dove studia con Leonard Rose alla Juilliard School e si laurea ad Harvard nel 1976.Riceve una seconda laurea honoris causa nel 1991. Yo-Yo Ma e la moglie Jill hanno due figli. Yo-Yo Ma affianca all'attività concertistica – come solista ed in formazioni cameristiche - e alle registrazioni, l'attività pedagogica, lavorando con giovani musicisti, tenendo corsi e masterclass. Dedica, inoltre, parte del suo tempo anche alla composizione. Suona un violoncello Montagnana di Venezia del 1733 e uno Stradivari Davidoff del 1712.
Gestione: mb

fonte:
http://www.oriart.it/Bio.asp?ID=44

mercoledì 9 aprile 2008

Loussier VS Bobby McFerrin





Due grandi artisti della musica si confrontano sul ring per stabilire chi sarà il vincitore!...sarà una bella battaglia a suon di note stile jazz e vinca il migliore!
dong! è partito il primo round! :-)


LOUSSIER VS BOBBY McFERRIN

Bobby McFerrin dirige la Filarmonica della Scala


Serata davvero unica per tutti gli amanti della grande musica martedì 8 maggio 2007 alle ore 20.00: il Teatro alla Scala ospiterà il Maestro Bobby McFerrin che salirà sul podio per dirigere la Filarmonica della Scala in un Concerto straordinario a favore dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII – ONLUS.


Il Maestro Bobby McFerrin è famoso per le sue improvvisazioni e il magistrale uso della voce, nella sua carriera ha già diretto e collaborato con le più grandi orchestre del mondo, tra cui i Wiener Philharmoniker e la New York Philharmonic, ed è noto al grande pubblico per brani come Don’t Worry Be Happy. ‘Non convenzionale’ è un ottimo termine per descrivere la sua carriera e ogni suo spettacolo è un evento unico, dai caratteri imprevedibili.
Sotto la sua direzione la Filarmonica della Scala eseguirà: Candide, Ouverture di Leonard Bernstein, Pavane op. 50 di Gabriel Fauré, Doppio concerto per violoncello RV531 di Antonio Vivaldi, Solo Improvisations di McFerrin e la Sinfonia n.4 op. 90 “Italiana” di Felix Mendelssohn-Bartholdy.

Per il pubblico, assistere a questo concerto straordinario rappresenta anche una preziosa occasione di solidarietà: l’incasso della serata, infatti, aiuterà a sostenere le numerose attività dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII – ONLUS.

L’Associazione, nata nel 1968, opera in 25 Paesi con circa 500 Case Famiglia e strutture d’accoglienza, prendendosi cura delle persone che vivono in una condizione di disagio, povertà, abbandono o marginalità, seguendo la filosofia della condivisione diretta: i suoi membri, in base a una precisa scelta di vita, decidono di mettersi al servizio del prossimo e offrono la loro spalla ai più deboli.

L’evento godrà dell’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, del Patronato della Regione Lombardia, del Patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, della Segreteria di Stato per gli Affari Esteri della Repubblica di San Marino, della Provincia di Milano e del Comune di Milano.

fonte
http://www.jazzit.it/2007/04/20/bobby-mcferrin-dirige-la-filarmonica-della-scala/

martedì 8 aprile 2008

Bobby McFerrin arriva dal lontano pianeta K-Pax


Swinging Bach Leipzig - 2006

122 minuti che documentano il festival che si è tenuto nell'antica piazza di Leipzig (Germania) davanti ad una folla entusiasta. Un evento interamente presentato sia in Tedesco che in Inglese dove 12 gruppi di estrazione musicale differente si sono esibiti in brani tratti dal vastissimo repertorio di Bach.
Grandiose interpretazioni della German Brass e della Gewandhausorchester Leipzig dirette da Christian Gansch, a cui segue una imperdibile versione jazz della "Fuga N.5 in RE Minore" eseguita dal Jacques Loussier Trio. Strepitosa la rielaborazione dell' "Orchestra Suite N.3 in RE Minore" che porta la firma di Bobby McFerrin e della G.Leipzig, così come il simpatico medley dei King'Singers.
Non mancano esecuzioni da parte del Quintessence Saxophone Quintet e del Turtle Island String Quintet e collaborazioni dello stesso Bobby con le altre band, tra le quali spicca "Improvisation on Wachtet auf ruft uns der Stimme" assiame al Loussier Trio, per un risultato gustoso e totalmente innovativo.

Concerto in D Major, BWV 972, 1st Movement, Allegro (German Brass)
Orchestra Suite No. 1 in C Major, BWV 1066, Bouree I/II (Gewandhausorchester Leipsig, Christian Gansch Fugue No. 5 in D Major, BWV 850, from "The Well-Tempered Clavier" (Jacques Loussier Trio)
Concerto for 2 Violins in D Minor, BWV 1043, Vivace (Gewandhausorchester Leipzig, Christian Gansch)
Toccata and Fugue in D Minor, BWV 565 (German Brass)
Orchestra Suite No. 3 in D Major, BWV 1068, Air (Bobby McFerrin,
Gewandhausorchester Leipzig)
Concerto in D Major, BWV 972, 3rd Movement, Allegro (German Brass)
Fudge Fugue in G Minor (Quintessence Saxaphone Quintet)
Concerto for 2 Violins in D Minor, BWV 1043, Allegro (Gewandhausorchester Leipzig, Christian Gansch)
"Bach's Lunch," Variations on Themes by J.S. Bach (Turtle Island String Quartet)
Snow What (Turtle Island String Quartet)
Deconstructing Johann (King's Singers)
Improvisation on "Wachet auf, ruft uns die Stimme" (Bobby McFerrin/Jacques Loussier Trio)
Orchestra suite No. 3 in D Major, BWV 1068, Gavotte (Jacques Loussier Trio)
"Tocatta & Funk & Choral" (Quintessence Saxophone Quintet)
"Seven Steps to Bach" J.S. Bach/Miles Davies (Turtle Island String Quartet)
Orchestra Suite No. 2 in B Minor, BWV 1067, Menuet/Badinerie (Jiri Stivin/Gewandhausorchester Leipzig, Christian Gansch)
"Jazz Medley," Part A (Jiri Stivin & Collegium Quodlibet)
"Jazz Medley," Part B (Jiri Stivin & Collegium Quodlibet)
"Improvisation" (Bobby McFerrin) Brandenburg Concerto No. 3, BWV 1054, Allegro (Jacques Loussier Trio)
Orchestra Suite no. 3 in D Major, BWV 1068, Gigue; End Credits

La bella musica ci regala emozioni che ci ricordano che la vita è meravigliosa e Bobby McFerrin in questo magico concerto sembra venire da un altro pianeta che si chiama K-Pax come mi ha segnalato la mia superamica minni! grazie di cuore!! :-)
...per la cronaca pure io vengo da K-Pax! :-)

P.S. forse il mitico Loussier ha trovato in Bobby McFerrin un degno avversario in ambito musicale, vero amica minni? :-)

http://www.jazzit.it/2007/04/20/bobby-mcferrin-dirige-la-filarmonica-della-scala/
fonte

domenica 6 aprile 2008

Magie fotografiche


Con una piccola magia i gianca sono diventati due! :-)

HIERONYMUS BOSCH ISPIRA FRANK GEHRY


Jeroen Van Acken Anthoniszoon, universalmente noto come Hieronymus Bosch, nacque intorno al 1450 in un villaggio del Brabante Settentrionale, zona che oggi corrisponde all’Olanda. Nipote di un pittore di soggetti sacri e figlio di un modesto artigiano, divenne piuttosto benestante grazie a un buon matrimonio e a una cospicua eredità. Cominciò la sua attività artistica nel 1475, ed ebbe subito un grande successo. La sua fama fu immediata e grandissima perché le sue prime opere sono effettivamente dei capolavori, ma anche perché la sua arte è davvero calata nello spirito dei tempi. A ciò seguì un periodo di oblio, prima della riscoperta definitiva, in cui Bosch fu semplicisticamente definito un "produttore di mostri". In effetti, le opere di questo artista sono un concentrato di simboli magici, di invenzioni fantastiche umane e animali, un campionario di creature che ben poco hanno a che spartire con la realtà.


Non sono però soltanto il frutto di una fantasia sfrenata: se non c’è riscontro diretto nella natura, questo esiste nella cultura, soprattutto quella popolare. I motivi ripresi da Bosch sono spesso quelli dei racconti folkloristici tramandati per tradizione orale o nelle letterature fantastiche in cui i paesi del Nord Europa sono maestri. Secoli dopo, allegorie, onirismi e simbologie si riveleranno interpretabili alla luce delle teorie psicoanalitiche freudiane, dimostrandosi cosi specchio dell’inconscio. Gli anni in cui visse e maturò Bosch furono colmi di splendori artistici e di conquiste e scoperte: Botticelli nel campo figurativo, Chaucer in quello letterario, Diaz e Colombo in quello geografico, contribuirono a creare un clima di deciso rinnovamento. Ma furono anche tempi di guerre, di violenze, di fanatismi religiosi: venne istituita l’Inquisizione spagnola, si aprì la caccia alle streghe e si perseguì con crudeltà la magia e quanti la praticavano.

Specchio dello spirito dei tempi
In linea con lo spirito di tempi cosi complessi e pieni di contraddizioni estreme sono le prime opere di Bosch. Il suo esordio consiste, a detta di molti studiosi, nella tavola conservata al Museo del Prado di Madrid, La cura della follia. Ancora un po’ duro nei contorni, possiede però la novità di uno sfondo che si apre all’occhio e spazia sconfinato, che è motivo ricorrente nell’opera del pittore e del tutto inedito in Olanda fino a quel momento. Il tema si chiarisce osservando i particolari: la borsa del personaggio seduto, trafitta da un pugnale e il tulipano, simbolo di denaro, che fuoriesce dalla sua testa e che sta per essere reciso dal chirurgo, la dicono lunga sull’attività dei medici che inventano assurde cure per spillare quattrini agli sciocchi. Un tema come I sette peccati capitali non poteva non interessare un artista come Bosch. L’opera era in origine il ripiano di un tavolo, lavoro decisamente insolito almeno per l’area olandese. Un grande tondo centrale, simboleggiante l’occhio di Dio, porta al centro la figura del Cristo e tutt’attorno le scene dei sette peccati, ricchi di particolari grotteschi, con un intendimento chiaramente morale. Nei quattro tondi posti agli angoli del tavolo ci sono i Misteri Novissimi: Morte e Giudizio, Inferno e Paradiso. Anche questo lavoro è al Prado di Madrid. Il tema dei ciarlatani pronti a imbrogliare gli sciocchi torna in un’altra opera anteriore al 1480: Il prestigiatore del Musée Municipal di Saint Germain en Laye. Infatti allo spettatore incantato dal gioco sta per essere sfilata la borsa. Più maturo nella composizione e nel colore, benché le figure si presentino ancora piuttosto piatte, è La nave dei folli, nel parigino Museo del Louvre. Un gruppo di varia umanità, tra cui in posizione principale alcuni rappresentanti del clero, va alla deriva fisica e morale su una barca in cui si compie ogni genere di peccato. Il tema della nave trovava ampi riscontri nelle Fiandre quattrocentesche soprattutto in campo letterario.

I trittici maggiori o il trionfo dell’allegoria
Una delle opere più importanti dell’olandese è il Trittico del Fieno, che si fa risalire ai primissimi anni del 1500 e che oggi si trova al Prado di Madrid. Chiudendo i due pannelli laterali appare il cammino della vita, una strada sconnessa circondata da ogni sorta di rappresentazione del vizio; la parte interna riporta, nello scomparto di sinistra Il peccato originale, in quello di centro Il carro del fieno e a destra Le costruzioni infernali.

Qui l’autore va al di là di tutte le fonti sia bibliche che popolari per avventurarsi nella pura invenzione iconografica come dimostra il motivo, in alto a sinistra, della caduta degli angeli ribelli che si trasformano in grossi insetti. Del tutto inedito, dà il via a una delle caratteristiche ossessioni boschiane, la mutazione. Il tema centrale può essere derivato da un proverbio popolare fiammingo che dice: "Il mondo è come un carro di fieno, ciascuno ne arraffa quanto può". Stilisticamente ancora più compiuto è il Trittico delle delizie, anche questo al Prado di Madrid. Magnifica è la stesura del colore, limpidissimo e trasparente, e riuscitissima è la complessa composizione che riesce a legare microcosmi completi e perfetti dal punto di vista prospettico tra di loro e con l’insieme del paesaggio, raggiungendo una notevole solidità strutturale nonostante le infinite variazioni. Gli scomparti chiusi raffigurano La creazione del mondo; all’interno, da sinistra: Il paradiso terrestre, Il giardino delle delizie, il più ricco di invenzioni magistralmente disposte nello spazio, e L’inferno musicale.
Un’altra tematica che ebbe in Bosch ampio respiro è quella delle Tentazioni di Sant’Antonio, centrale in un altro splendido trittico del Museu Nacional de Arte Antiga di Lisbona. Il soggetto venne ripreso dal pittore in moltissime varianti, poiché particolarmente adatto a sbrigliare la fantasia nell’inventare ogni genere di creature che, in veste di tentazioni, circondano il Santo in meditazione. Uno splendido esempio è, ancora una volta, al madrileno Prado, dove si conserva anche la copia di un altro, andato purtroppo perduto. Diversissimi, sono ugualmente ricchi di inventiva fiamminga nei dettagli come nel paesaggio, mentre il colore assume tonalità sempre più cristalline. Capace di toni pacati e soavi come di feroce figurative, il pittore dimostra la sua versatilità in due opere di Madrid, il dolcissimo San Giovanni Battista in meditazione (Museo Lazaro Galdiano) e il terribile Cristo portacroce (Prado), le cui teste deformi si ritroveranno in Goya come torneranno mille spunti boschiani nel surrealismo di Salvador Dali e di Max Ernst.

(tratto da: http://www.tribenet.it/TribeBiografie/bosch_hieronymus.htm )

p.s.questo quadro ha ispirato il famoso architetto Frank Gehry tratto dal documentario "Creatori di sogni" regista Sidney Pollack