domenica 30 dicembre 2007

Mario Biondi and Duke Orkestra Live I love you More


MARIO BIONDI and Duke Orkestra
LIVE
I Love You More

L'album live del musicista-rivelazione del 2007. Voce roca, interpretazione calda e il supporto di grandi musicisti: questa la ricetta per nulla segreta di Mario Biondi.
Potremmo pensare, ascoltando queste note, gli strumenti, la sua voce, che il tour che l'ha portato in giro per l'Italia in questi mesi e da cui sono tratti i brani di questo album live, sia stato preparato a lungo. E invece no, è lo stesso Mario Biondi a dirlo:

Abbiamo davvero sfidato noi stessi mettendo insieme l'orchestra, i brani, le prove, le scene, le luci e la regia in pochi giorni. Questo ovviamente è stato possibile grazie alla professionalità di tutte le persone che hanno lavorato al tour e che non si sono risparmiate, con il desiderio di creare lo spettacolo bello che noi tutti desideravamo.
Il 2007 è stato per Mario Biondi un anno straordinario che, oltre a incoronarlo re incontrastato delle classifiche di vendita, lo ha visto anche vincitore di premi prestigiosi o significativi come "The Voice Venice Music Awards", il premio "Mia Martini", e il premio "Musica & Dischi" per l'album più venduto dell'anno.
In ottobre ha ricevuto anche il secondo disco d'oro e il secondo disco di platino per avere superato le 160.000 copie vendute.
A coronamento del successo ha interpretato un brano realizzato ad hoc per il documentario sulla vita di Sofia Loren, presentato in anteprima mondiale al "Roma Film Festival" 2007.
La tournée estiva (prodotta e realizzata da Live Tour) lo ha portato in alcuni dei teatri più suggestivi d’Italia (Teatro Romano di Verona, Teatro Antico di Taormina, Sferisterio di Macerata...), in club prestigiosi e gli ha permesso di esibirsi nall'ambito di importanti rassegne Jazz italiane ed internazionali.
E si è chiusa con due serate al Teatro Smeraldo di Milano, durante le quali è stato registrato questo doppio album Mario Biondi and Duke Orchestra, I Love you More - Live.
Il disco, prodotto da Live Tour, viene realizzato con l'orchestra di 25 elementi diretta per l'occasione dal Maestro Peppe Vessicchio, che ne arrangia anche alcuni brani, e con gli "High Five Quintet".
L'album si apre con la piacevolissima versione di Rio de Janeiro Blues, brano ritmato tratto dal precedente Handful of Soul (ovviamente anche del brano omonimo che ha segnato il successo nazionale del cantante siciliano troviamo una versione live in questa raccolta).
Il cd contiene anche diversi inediti tra i quali I love You More, brano a cui l'artista e compositore è particolarmente legato, e nuove rivisitazioni, come:
Close To You, brano celeberrimo di Burt Bacharach e Hal David, nella versione biondiana un piccolo capolavoro di swing, di musica soft ma allo stesso tempo intensa, un sottofondo che non si fa dimenticare ma resta presente e non fa rimpiangere l'interpretazione di Dionne Warwick, dei Carpenters o il memorabile duetto Bacharach-Barbra Streisand.
Guarda il video
Just The Way You Are di Billy Joel: una delle canzoni d'ambiente più belle mai scritte, in una versione più rapida a ritmata di quella originale del musicista americano, dotato di una voce molto più acuta e brillante. Anche questo brano acquista spessore e calore grazie al tono basso e roco di Biondi, che davvero possiamo definire il nostro Barry White.

Mario Biondi: articoli, recensioni e interviste su Wuz.it
articolo da fonte
http://www.wuz.it/Articolo/tabid/77/id/1771/Default.aspx

sabato 29 dicembre 2007

un Alone magico...di Cecilia Chailly



E' uscito “Alone” il nuovo album di Cecilia Chailly (su etichetta Emi Classics Italy) poliedrica artista del panorama musicale italiano. Cecilia infatti non è solo una celebre arpista , ma una musicista a 360°: in questo nuovo lavoro suona l’arpa, il violino, le percussioni, gli strumenti etnici e, naturalmente, canta.
Cecilia Chailly è, inoltre, la prima artista firmata da EMi Classics Italy dopo Maria Callas.

“Alone” è disponibile anche in digitale: dal 22 settembre è in esclusiva su iTunes.

“Alone, che per me non significa essere da soli ma in compagnia di sé stessi, con i propri pensieri, nel proprio mondo, fuori dal mondo”. “– così Cecilia Chailly commenta il suo nuovo disco.
“ALONE” suonato e registrato da Cecilia Chailly in casa con vari strumenti acustici, rappresenta il ritorno alle origini classiche, al crossover e al polistrumentismo. Diciassette brani introdotti da voci di famiglia del passato, fra struggenti canzoni dedicate alla memoria di suo padre.
Unica partecipazione all’album, l’amico e compositore Ludovico Einaudi che, oltre ad affiancare Cecilia nel progetto, ha registrato con lei, sul pianoforte del padre Luciano Chailly, il brano Living Room.
Cecilia Chailly è nata e vive a Milano.
A diciassette anni è prima arpa della Scala di Milano; intraprende un'intensa attività concertistica e collabora, fra gli altri, con il gruppo dei Neoromantici e con John Cage.
Nel 1997 esce l'album "ANIMA" (CGD East-West), con il quale vince il premio De Sica '97 per la musica. Nel 1998 pubblica anche il romanzo "Era dell'amore" (Bompiani), con il quale vince i premi Pisa e Calabria Opera prima 1998, Rapallo e Procida Elsa Morante Opera prima 1999. Nel 2002 esce l’album “AMA” (Sony Columbia), del quale è produttrice, autrice di musica, testi, arrangiamenti e orchestrazioni.
Nel 2006 affianca Ron al Festival di Sanremo nel brano "L'uomo delle stelle"

Si alternano brani interamente strumentali incentrati sul suono dell'arpa, come Tempo che apre l'album, il breve L'attesa, lo struggente Kiss From Heaven, il ritmato And Life Goes On, Quinto Passaggio, Four Years Old, Lucciole, L'addio, Tsunami (introdotto dal suono delle campane distorte tratte da Il Mantello, opera di Luciano Chailly su libretto di Dino Buzzati), LentaMente, La tenerezza dei ricordi, I Miss You, ed altri come C'è una valle, So Far Away e Solamente tu - dove si sommano altri suoni e in particolare la voce della musicista - ricordando infine Living Room con il pianoforte di Ludovico Einaudi e Dies Irae, il pezzo di chiusura dal ritmo straordinario alla Carmina Burana, su testo religioso.
Interamente suonato e registrato da lei in casa con vari strumenti anche legati al passato di famiglia (arpa acustica, arpa elettrificata, pianoforte, violino, percussioni etniche, flauti, ocarina, armonica a bocca) "rappresenta il ritorno alle origini classiche, al Crossover e al polistrumentismo".
Unica partecipazione esterna, Ludovico Einaudi al pianoforte nel brano Living Room.

Non vi fate influenzare dall'idea che Cecilia Chailly possa fare musica "per pochi", difficile o persino noiosa giacché proviene da una scuola classica e il suo strumento (udite, udite!) è addirittura l'arpa. No, questo è un album vario, interessante, colto ma mai "pedante", denso di brani straordinari per scoprire una vera interprete e una musicista.

Indirizzo di Trackback per questo post:
http://blog.blogosfere.it/mte/mt-tb.php?tb_id=32936


commento gianca

l'album Alone di Cecilia Chailly è veramente bello e se vi fidate di me, non dovete lasciarvelo sfuggire...vi regalerà delle note magiche su questo pianeta Terra!!...parola di uno che arriva da un lontano pianeta di nome K-Pax...

Giulietta e Romeo...Brani scelti


Tratto dall’opera popolare di
RICCARDO COCCIANTE e PASQUALE PANELLA

GIULIETTA E ROMEO, Brani Scelti

IL DISCO

Nei negozi da venerdì 30 novembre 2007

Dopo il successo mondiale di Notre Dame de Paris, Riccardo Cocciante e Pasquale Panella sono tornati con l’opera popolare Giulietta e Romeo: musica e versi che raccontano – con forza espressiva ed emozione – l’odio tra famiglie, tra clan, tra fazioni, contrapposto all’amore puro e tragico di due adolescenti.
Dopo le date all’Arena di Verona con oltre 100 mila presenze in sole 10 repliche, i successi a Milano e Roma, arriva finalmente il disco tratto dall’opera.
Dal 30 novembre 2007 sarà in vendita Giulietta e Romeo, Brani Scelti, un’occasione da non perdere per tutti coloro che hanno già avuto modo di apprezzare le musiche dell’ultimo capolavoro di Cocciante e Panella.
Per il disco sono stati scelti 21 tra i brani più significativi e intensi dell’opera. Un’ora di musica registrata a Londra con orchestra sinfonica diretta da Rick Wentworth, già collaboratore dei Pink Floyd, Paul Mc Catrtney e Roger Waters.
Interpreti dei brani i protagonisti dell’opera: un cast giovane e brillante, selezionato dopo una lunga fase di ricerca durata più di due anni, che ha visto oltre 9 mila richieste e 1248 audizioni con l’obiettivo, raggiunto, di far cantare l’opera ad artisti della stessa età tramandata dalla leggenda.
Il disco Giulietta e Romeo, Brani Scelti è stato realizzato tra gli Air Lindhurst Studios di Londra, i Studios Guillaume Tell di Parigi e il Forum Music Village Studios di Roma, tra settembre 2006 e maggio 2007. Alle registrazioni hanno partecipato 156 artisti tra musicisti, coristi classici, coristi di strada, voci bianche e voci soliste.
“Con Giulietta e Romeo ho cercato di inserire il dramma in musica nel linguaggio musicale contemporaneo - spiega Riccardo Cocciante - creando una fusione tra la tradizione della grande orchestra e della vocalità non microfonata, prerogativa dell’opera classica, e le potenzialità espressive insite nell’uso della tecnologia”.
A pochi giorni dall’uscita del disco sarà in rotazione sulle principali radio il singolo Gli Occhi Negli Occhi interpretato da Gian Marco Schiaretti, che nell’opera ricopre il ruolo di Mercuzio. Tratto dal Primo Atto dell’opera, il brano descrive il momento in cui, per la prima volta, alla festa a casa Capuleti, gli sguardi di Giulietta e Romeo si incontrano.

articolo da fonte
http://www.gufetto.it/cms/index.php?option=com_content&task=view&id=2714&Itemid=30

Mario Biondi musica magica...live


Dopo lo straordinario successo del precedente album, Mario Biondi si ripresenta nella veste a lui più congeniale con un album doppio live.
Registrato a Milano al Teatro Smeraldo nell'Ottobre 2007, "Mario Biondi Live - I Love You More" rappresenta l'autentica consacrazione di un grande artista.
La voce inconfondibile di Biondi è qui arricchita da una grande orchestra composta dal High Five Quintet, uno dei quintetti jazz più formidabili del panorama Italiano ed Europeo e dalla Duke Orchestra arricchita per l'occasione da una sezione d'archi e diretta dal Maestro Beppe Vessicchio.
Il risultato è straordinario, l'alchimia che si crea tra il quintetto jazz, l'orchestra d'archi e la voce di Biondi è davvero unica ed emozionante, gli assoli del trombettista Fabrizio Bosso e del sassofonista Daniele Scannapieco interagiscono con le parti vocali in un perfetto connubio stilistico.
18 brani fanno parte del doppio CD, si parte con Rio De Janeiro Blues per continuare con la splendida Close to You di Burt Bacharach, per proseguire con altri grandi temi come: No Mercy For Me, A Handful of Soul, On a Clear Day, Just The Way You Are e molti altri classici, fino ad arrivare a brani inediti come, I Love You More, scritta dallo stesso Biondi, che da il titolo a questo progetto.
Un doppio album in un'elegante confezione digipack per apprezzare il sound inconfondibile di un artista che non solo è stato la più grande rivelazione del 2007 ma che dimostra con questo progetto di avere un'autentica caratura Internazionale.

articolo preso da fonte
http://www.blackoutfirenze.it/cdgiausciti/mariobiondiliveiloveyoumore

venerdì 28 dicembre 2007

Keith Jarrett in The Koln Concert


Keith Jarrett: The Köln Concert
Recensione di: Ezekiel25_17, (Wednesday, March 23, 2005) Voto: * * * * *

"Non possiedo nemmeno un seme quando comincio a suonare. E' come partire da zero. [...] Il jazz è lasciare che la luce brilli. Non cercare di accrescerla, lasciarla essere" (K. Jarrett).
Queste due frasi potrebbero bastare a recensire l'intera discografia di Keith Jarrett. Chiunque abbia mai eseguito dell'improvvisazione totale, a qualsiasi livello e su qualsiasi strumento, sa che la seconda frase è dannatamente vera. Se provi solo un momento a strafare, a suonare una nota che non senti, l'ascoltatore se ne accorge e l'atmosfera si fa tesa, perciò devi riprenderti subito l'ispirazione altrimenti va tutto a puttane.
"Solo nell'improvvisazione l'ascoltatore ha la possibilità di avere un reale contatto con il musicista, senza la normale distanza che esiste in altri tipi di esecuzione. Ogni nota non è scritta su uno spartito è non è stata neanche prevista prima. Ogni nota è nel presente ed è viva".
Queste parole possono non avere alcun senso per qualcuno di voi ma credetemi, il concerto di Colonia ne è la prova. Forse per questo nessuno è stato abbastanza matto da recensirlo finora, perché pensare di poter spiegare questa musica è veramente una mattata. Infatti la infarcirò di citazioni di Jarrett. Meglio lasciar parlare lui.
Comunque, il presentimento che questo sarebbe stato un concerto particolare (diciamolo pure, di merda) si ebbe quasi subito, come narra uno dei classici dell'aneddotica: 24 gennaio 1975. Jarrett è arrivato il giorno stesso in macchina dalla Svizzera, dopo aver passato una notte in bianco. Ha mangiato da un quarto d'ora in un pessimo ristorante. Incazzato, con i krauti sulla bocca dello stomaco e la palpebra pesante raggiunge il teatro dell'Opera, dove al posto del Bosendorfer grancoda che aveva ordinato c'è un buffo attrezzo che "suonava come una pallida imitazione di un clavicembalo o un piano barrelhouse, era lungo sette piedi e neanche era stato revisionato". In più si vede praticamente costretto a suonare nella parte centrale della tastiera, visto che gli estremi sono piuttosto scordati.
Nel backstage Keith attende il suo momento. Ormai non gliene importa più nulla, forse non ha neanche il formicolìo ai piedi da pre-concerto. Se ne sta seduto ad aspettare che gli si tolga questo dente, con la testa già in America, e il mento sul petto.
E' il momento. Keith entra, fa l'inchino e va a sedersi.
Gli applausi sfumano.
"La cosa più importante in un mio concerto è la prima nota o le prime quattro note. Se hanno sufficiente tensione, il resto del concerto viene da sè, quasi naturalmente [...] bisogna solo raggiungere il nucleo della musica e poi questa suona da sola".
Ascoltate le prime cinque note del concerto. Più che tese sono sospese, come in levitazione. Poi il resto va da sé.
"Se si è un improvvisatore, un vero improvvisatore, si deve avere familiarità con l'estasi (io direi "l'ispirazione", n.d.r.), altrimenti non si entra in contatto con la musica. Quando si compone si aspetta che questi attimi particolari giungano (appunto, l'ispirazione n.d.r.), in qualsiasi momento questo accada. Può anche darsi che oggi non arrivino. Ma quando s'improvvisa, alle otto di stasera per esempio, è necessario avere una tale familiarità con questo stato da poterlo raggiungere comunque".
Molti brani del concerto li conosco a memoria. Li ho marchiati nel cervello, come altre diverse migliaia di persone. Questo disco è notoriamente il più venduto di Jarrett, e l'unico bestseller jazz a non essere un disco jazz.
I puristi infatti hanno cominciato subito a storcere il naso (e ad ascoltarlo e riascoltarlo in gran segreto), ma qualcuno dovrebbe spiegargli che questo non è jazz. E' Keith Jarrett.

articolo preso da fonte
http://www.debaser.it/recensionidb/ID_3928/Keith_Jarrett_The_K_F6ln_Concert.htm

commento gianca
...pensate che buffo, prima di ricevere in regalo questo meraviglioso album The Koln Concert non sapevo chi fosse Keith Jarrett...poi ascoltando le sue magiche note improvvisate dal suo pianoforte in questo mitico concerto, ho capito quanto sia stato fortunato a ricevere questo meraviglioso album!!...da collezione!!...
p.s.
la (Part 1) dell'album è divina!!...

giovedì 27 dicembre 2007

il Bacio di Klimt


CLAUDIA TILLOCA, "Klimt, Il Bacio"

Nel Bacio si esprime la visione di abbandono e dedizione della donna nei confronti dell'uomo, uomo rappresentato proteso in avanti, in atteggiamento di forza protettiva e tenerezza nei confronti di chi si abbandona totalmente a lui: l'accento in questo caso si pone, quasi un'eccezione nel panorama della produzione klimtiana, sul connubio ideale, spirituale e fisico, delle due figure. Particolari espressivi quali l'estrema definizione delle mani maschili, nodose e affusolate al contempo, a contrasto con il nitore della diafana pelle della giovane innamorata, attribuiscono all'uomo una identità di approdo, di porto sicuro in cui potersi abbandonare, languidamente espresso dallo stato estatico della donna, finalmente libera di esprimersi nella sua fragilità femminile, con una mano morbidamente appoggiata sulla nuca maschile e l'altra in cerca di un tenero sostegno come in una carezza, rimettendosi a lui interamente.
Non più quindi donna conturbante e solitaria, arbitro unico del mondo maschile in un gioco di rimandi e ammiccamenti erotici, ma dualità di principi vitali che si fondono, in un reciproco scambio di sensi e amore infinito, fissato nell'attimo di compenetrazione spirituale attuata dall'atto del dare e del ricevere.
Rapiti in estasi estatica, gli amanti spiccano al centro della tela con tutta la forza espressiva del decorativismo simbolico ed allegorico di Klimt, in uno stile bidimensionale in cui lo sfondo altro non sembra che il riverbero del fulgore dell'oro dei corpi che, insieme, cinge e accoglie il momento estatico dell'Amore. Neppure il prato fiorito, con la sua vivace policromia, riesce a catturare lo sguardo. Questo è rapito dal gesto stesso e dal biancore della donna: ancora una volta protagonista, ma completa solo in quanto appagata dall'amore di colui che ama, a cui concede i suoi sensi, sentimenti, emozioni, in un abbandono totale ed incondizionato. E' ancora una volta la donna, dunque, a trasmettere la pienezza interiore più intensa, punto di partenza e di arrivo di sensazioni che in lei prendono forma e trovano la strada d'esprimersi: amore e morte, voluttà ed innocenza, salvezza e perdizione.
La netta separazione dei due sessi, evidenziata dal codice simbolico di elementi geometrici quadrati e spigolosi per l'uomo e di forme circolari e spiraliformi per la donna, trova la sua trascendenza nell'aura che circonda entrambe le figure, incarnazione dei due principi vitali a cui sembra far eco la cascata di triangoli d'oro, appendici e radici di vita, congiuntamente allo sfondo che, in una sorta di 'pendant' simmetrico, nasconde, con un sapiente gioco di trasparenze ed affioramenti, le stesse forme geometriche e sinuose dei due amanti.
Superamento, dunque, della conflittualità espressa nelle altre opere, in un crescendo di unione spirituale che si traduce in una purezza ideale, racchiusa in un'aura mistico-erotica in cui l'erotismo si percepisce in modo etereo ed impalpabile, forza vitale che si genera dall'unione dei due amanti.

Klimt, nel Bacio, è così riuscito nel difficile, se non impossibile tentativo, di fermare l'attimo di compenetrazione totale, di 'sympatheia' dell'amore, fissando in una dimensione a-temporale ed a-spaziale quel gesto di respiro cosmico che vive di per sé, incarnato nell'intreccio degli amanti. Irreale e reale al tempo stesso, il Bacio immerge lo spettatore in un mondo onirico di non-tempo, unica realtà spazio-temporale in cui trovano modo di esprimersi i sensi primordiali e le pulsioni vitali. Il fascino del quadro risiede nell'impossibilità di compenetrazione in tale perfetta, simbolica, eterna unione, nell'inafferrabilità di quel vago che l'avvolge, di cui si percepisce l'essenza ma non la sostanza, nell'ineffabilità ed indefinibilità di quell'atmosfera da subire. Mondo onirico, dunque, dove cessano i contatti con l'esterno ed in cui il non-tempo scaturisce dalla fissità del gesto incastonato tra preziosismi bizantineggianti, assolutezza stellare dello sfondo, astrattezza coloristica delle vesti, in un'atmosfera di totale estraniazione dal mondo.

articolo preso da fonte
C. Tilloca, Klimt, Il Bacio: l'estasi dell'abbandono ovvero il non-tempo dell'amore, in "XÁOS. Giornale di confine", Anno I, n.2 luglio-ottobre 2002, URL: http://www.giornalediconfine.net/n_2/art_9.htm


Immagine tratta da G. Néret, Klimt, L'Espresso

Giovanni Allevi
No Concept: un disco per sognatori...

“Ho scritto No Concept quasi per intero nel periodo in cui ho vissuto ad Harlem: volevo entrare in contatto con la poesia schietta delle nuove forze artistiche di New York. Sono andato in America per allontanarmi dai vincoli della tradizione europea, per allontanarmi dalla sua storia e guardarla con occhi nuovi. No Concept è nato in quelle notti, passeggiando sui marciapiedi caldi, con le antenne alzate per captare qualunque emozione, mentre nelle dita fremeva tutta l'accademia che avevo assorbito”

Giovanni Allevi fugge ogni definizione. Dice: “La mia musica strumentale, indubbiamente, potrà chiamarsi musica classica contemporanea, ma nel semplice significato che è musica di oggi: la musica di un compositore che vuole interpretare il suo tempo, così come tutti i compositori hanno fatto prima di lui. E tutto ciò senza legacci o sovrastrutture.”. Entrare nel labirinto dei rimandi e delle citazioni rischia quindi di farci smarrire la direzione. No Concept è un disco per sognatori, che narra dell’innamoramento, dei fisici momenti di avvicinamento e allontanamento sentimentale.

Giovanni Allevi ha registrato questo disco con un Bösendorfer Imperial. Nel 2005 è stato insignito Vienna dell’onoreficenza di “Bosendorfer Artist”, per la “valenza internazionale della sua espressione artistica”. La registrazione “acustica” realizzata grazie ad un microfono a nastro, che garantisce una maggiore limpidezza del suono, esalta la qualità del pianoforte. No Concept è un disco che concede il tempo dell’ascolto. Che cattura con una rara freschezza melodica anche l’ascoltatore meno avvezzo al genere strumentale. I tredici brani, delicati e mai viziosi di tecnicismi, saranno percepiti dall’ascoltatore come “canzoni” nell’accezione più moderna e pop del termine. Suite “bonsai” di facile fruizione e mai banali.

Scoperto da Saturnino, bassista di Jovanotti, e da lui prodotto per l'etichetta Soleluna alla sua prima avventura discografica, 13 dita , Giovanni Allevi il 6 marzo 2005 si esibisce sul palco del “Blue Note” di New York, facendo registrare il tutto esaurito. E proprio nel periodo americano nasce No Concept. Tra i brani spiccano Notte ad Harlem, un agrodolce passeggiata notturna; Breathe, la track più lunga, un saliscendi di rivoli musicali che ti incolla; Come sei veramente, il più orecchiabile tra i brani, che è stato scelto come colonna sonora del nuovo spot della casa automobilistica Bmw diretto dal regista Spike Lee.

03 maggio 2006 Di Francesco Marchetti

news: al Teatro Smeraldo a Milano il 10-11 marzo Allevi in concerto...da non perdere assolutamente!...

piccola galleria fotografica di coccinelle portafortuna...




coccinelle portafortuna fotografate come delle vere modelle!...

due donne e un uomo a New York...

Mi ero alzato come sempre verso le tre di mattino e oramai non avevo più sonno. Fuori nevicava bene e, velocemente vestitomi, mi ritrovai fuori dal mio portone…dalla fretta mi ero dimenticato la luce accesa della mia camera, ma non avevo voglia di ritornare per spegnerla e quindi mi avviai sconsolato per i marciapiedi di New York con la testa ovattata da mille pensieri indefiniti…
Camminando piano per non scivolare ero arrivato ad un incrocio dove si poteva scorgere un semaforo dalle luci ad intermittenza. Accanto a quest’incrocio desolato c’era una caffetteria nei pressi di Washington Square e m’infilai dentro per scaldare le mie carni infreddolite dalla bassa temperatura. Entrando vidi subito alcuni clienti seduti ai tavolini a consumare ed altri uomini al banco curvi a sgolarsi rum e vodka e a parlare di niente…
Alla mia sinistra, sedute ad un tavolo, due donne stavano consumando dei dolci appena sfornati e ridevano tra loro. Come attratto da una calamita, m’avvicinai a loro e chiesi se potevo sedermi e fare loro compagnia, magari offrendo del caffè fumante.
Sorridendo al mio sguardo, la più anziana mi fece cenno di si e ordinammo due caffè macchiati al latte caldo e uno per me lungo. Una delle due donne era su d’età, anche se i suoi tratti ricordavano una giovinezza appena sfiorita, mentre la seconda era più giovane e mi colpirono subito i suoi occhi d’un colore indefinito, che andava dal celste al verde…come un dejà vu, parlammo per ore ed ore e fummo accompagnati anche da brani musicali scelti da me e dalla giovane donna dal juke-box del locale.
Furono con noi Norah Jones con il suo “Come away with me”, Joaquin Rodrigo e “Il concerto di Aranjuez”, poi a seguire Armstrong e “What a Wonderful World” ed infine Frank Sinatra con “Sunrise in the morning” e “Don’t ever go away”. Tra musica, sguardi e parole mi trovai coinvolto in conversazioni belle che in un baleno ci portarono alle prime luci del giorno.
Pagammo il nostro conto e ci ritrovammo sul marciapiede bianco di fiocchi di neve. Allora come d’incanto mi trovai a braccetto queste due donne sconosciute fino a poche ore prima, ma che in questo momento mi pareva di conoscere da un’eternità…una alla mia sinistra e l’altra alla mia destra, ed era come se questo fosse già accaduto…tanto tempo prima.
Mi voltai e potei scorgere sulla strada le nostre impronte sulla neve fresca ed allora capii che tutto ciò che mi stava capitando non era frutto delle mie fantasie notturne, ma era tutto reale e, felice, continuai a camminare, camminare, camminare, camminare, con loro due…
Non chiedetemi in quale direzione, so solo che camminammo per molte altre ore e non me ne importava nulla, quello che era certo, è che l’inizio del nuovo Anno che arrivava, nasceva sotto buoni auspici e sarebbe stato fantastico…e ridendo tra me e me proseguii il cammino a braccetto delle mie due donne che, guardandomi negli occhi, si misero a sorridere…

Scritto nel dicembre 2005

Giancarlo Trabatti

aprite la finestra...sui negramaro


un piccolo consiglio musicale...aprite la vostra finestra, per fare entrare l'ultimo album dei negramaro, che vi porterà una fresca ventata di bella musica per deliziare le vostre giornate!...

...brrrr...che freddo!...provare per credere!...parola di gianca

mercoledì 26 dicembre 2007

Mi chiamavano Cibalgina!....

Eccomi qui, cari lettori e lettrici del mio primo racconto ad episodi della mia vita…

Mi chiamo Giancarlo e sono felicemente sposato, da ben quasi 25 anni e oltre alla mia dolce metà ho anche due figli, uno di 21 anni e l’altro di 18 anni e ci aggiungo anche una cagnolina meticcia di nome Chicca…come vedete siamo proprio una bella famigliola e distribuita in 56 mq, siamo dei maghi a vivere in questo spazio. Spero che non escano quelli della protezione animali, altrimenti mi portano via la Chicca, perché ha poco spazio!!!
Ora, voi vi chiederete perché ho dato questo titolo al mio primo episodio di scrittore emergente…
Allora occorre tornare indietro negli anni, come se aveste la macchina del tempo e ci fermiamo agli anni 80, o giù di li’…
…i miei amici mi chiamavano Cibalgina, perché quando frequentavo le discoteche del pavese, avevo sempre con me una confezione di Cibalgina ( metodo magico e diabolico per cuccare le ragazze…ora vi spiego, abbiate solo un pochino di pazienza )…

Dovete sapere, che negli anni ottanta, la discoteca era un luogo quasi mistico e sacro ( tipo i templi di Buddha in India ), dove come un grande oceano pieno di pesci, vi si poteva trovare al posto dei pesci, le ragazze o donzelle, fate un po voi…
Io andavo sempre in coppia con un mio amico, di nome Claudio, detto però Ciccio da noi amici ( non chiedetemi il motivo, anche perché era magro, è cosi’ e basta.)
A dire il vero, senza volerci vantare eravamo una coppia ben assortita ( tipo Thelma e Louise ), insomma due bei ragazzi, entrambi mori, lui aveva i capelli ricci, tipo Branduardi, ma meno vistosi ed io pure, meno pronunciati, ma belli da vedersi ( i capelli intendo )…di carnagione scura entrambi e con un certo fascino e magnetismo…due armi importanti da giocarsi con il sesso opposto…
Beh, quando entravamo in discoteca, per noi iniziava la grande pesca della trota ( dove per la trota, s’intende le ragazze), ahimè, però qui arrivava il difficile, perché le ragazze giravano in coppia, ma distribuita in maniera diversa dalla nostra.
Una ragazza era veramente carina e sensuale, ma l’altra era decisamente bruttina ( per non dire di peggio, obesa e per rimanere stile pescheria, la si poteva definire una cozza a tutti gli effetti)
Come gli squali famelici, tipo documentari dei canali satellitari “ National Geograpich “ che iniziano la danza nautica alla ricerca della loro preda, anche noi, uomini duri e machi iniziavamo la nostra di caccia…
Immaginatevi una sala gremita da ambo i sessi che ballano saltellando a ritmo di dance music, sotto luci ed effetti psichedelici e poi, come per magia, al ritmo di un lento, la sala che si svuota rapidamente, tranne che lasciare spazio ad alcune coppie, già definite in partenza…era in quel preciso istante che iniziava la grande caccia e noi eravamo pronti a giocarcela con le nostre frecce nell’arco…come una partita a scacchi, noi pedoni, cercavamo di dare lo scacco matto alla regina, in questo caso!!!
Mi ricordo ancora, come se fosse in questo preciso istante ( la memoria è sempre stata il mio forte!!!), che una sera, io incrociai la coppia di ragazze pesci ( intendo dire l’orata e la cozza …).ed iniziò da parte mia e di Ciccio il nostro puntamento ( tipo laser ) sulle nostre prede, a
dire il vero solo su una nostra preda, per l’appunto l’orata…allo sfortunato dei due sarebbe rimasta la cozza,ma questi erano i patti…
E’ sottointeso che entrambi puntavamo al pesce fresco, non certo a quello andato a male, che puzzava, scusate il termine…e scartammo da ogni nostro pensiero più remoto e recondito l’effetto cozza ( che poi, se non è fresca ti portano pure al pronto soccorso e come finale di serata, non è certo il massimo della vita.)
Una volta incontrate le due fanciulle, avevamo il 50% io e Ciccio per disputarci e aggiudicarci l’ambita preda ( l’orata ).
Chiaramente era poi l’orata che decideva il suo principe azzurro, ( perché ricordatevi uomini, che anche se fingono di essere state scelte da noi machi, sono loro a scegliere noi, fidatevi, è cosi’, è che io però fingo di fargli credere che sono io a scegliere loro…diabolico sono, vero??? ).
Quella sera, la mia orata decise che ero io il suo principe azzurro ed al mio amico Ciccio non gli rimase che portarsi via la sua cozza, che gli rimase pure sullo stomaco…poi dovettero fargli la lavanda gastrica al pronto soccorso di Pavia, essendo la discoteca nel Pavese ).
Per prima cosa, mi ricordo benissimo, come se fosse in questo preciso istante, che ballai un super lento con la mia preda ( o forse a pensarci bene, ero io la preda sua…decidete voi..lettori e lettrici ).
Credetemi, ballare un lento ai quei tempi, era come essere in Paradiso, o se preferite come avere un orgasmo controllato…per evidenti ragioni …, si, perché talmente si era vicini, si creava l’effetto contatto zone erogene d’entrambi per capirci, ma questo avveniva con grande classe, guardandoci negli occhi, ed immaginado chissà che cosa…( tipo il film “ Il tempo delle mele “ )
Io avevo un mio trucco personale ed era quello di pensare alla trasmissione sportiva di Biscardi
( quello del processo del Lunedì per gli amanti del calcio ), mi aiutava a diminuire i miei ormoni che altrimenti avrebbero prodotto l’effetto cascata del Niagara!!! Con imbarazzo generale mio, evidentemente nei confronti della mia partner…capito mi avete???...
I lenti erano di solito due, al massimo tre quando si era fortunati e condividere quei minuti interminabili con la ragazza del momento era una cosa bellissima, quasi magica, almeno per il sottoscritto lo era…visto che romanticone che ero?...
Come due sottilette che stanno per fondersi in una padella, anche noi sulla sala da ballo ci sentivamo fonderci ed era intrigante…poi se eri fortunato, tipo quello che vince la Lotteria Nazionale prendendo solo un biglietto, riuscivi già al primo lento, massimo al secondo a baciarla…,
altrimenti dovevi lottare come un pugile sul ring per stendere il tuo avversario ( l’orata ) in altri round..
Terminati i lenti, chiaramente mano nella mano, la ragazza veniva invitata a bere qualcosa ( piccolo investimento di money, ma ne valeva la pena ), meglio se seduta accanto a te su di un soffice divano, alla peggio in piedi davanti al banco consumazioni.
E qui, ragazzi entro in gioco io, l’uomo Cibalgina, per l’appunto!...mi rammento che quando si era giunti al momento di consumare una bibita, l’orata usciva con la fatidica affermazione…senti, mi devi proprio scusare, ma proprio ora mi è venuta una forte emicrania, sai, mi dispiace tanto…ma devo andare a casa…ma io, diabolicamente, me ne uscivo alla grande dicendo, non ti preoccupare, mia cara, oggi è il tuo giorno fortunato, perché ho guarda a caso una confezione di Cibalgina e te n’offro volentieri una…
A questo punto, la donzella, non aveva via d’uscita, non aveva scampo, era praticamente nell’angolo del ring, nella rete mia di pescatore notturno e cosa da non trascurare era ko!!!
Vi lascio immaginare a voi lettori e lettrici, la fine della mia caccia, l’orata prendeva la mia Cibalgina ( anche se non aveva alcun mal di testa ) e ringraziandomi, si sedeva accanto a me su di un soffice divanetto…lascio a voi immaginare l’epilogo…
Ragazzi, avevo steso il mio avversario, o se preferite mi ero aggiudicato ai punti l’incontro ed ora mi stavo godendo il mio ambito premio, sapendo benissimo però che era stata lei a fare in modo che tutto ciò accadesse e credetemi alla fine era proprio la sua decisione che mi rallegrava di più, non certo il resto…
E’ altresi’ vero, però, che io da eterno sognatore quale sono, amo pensare che tutto ciò sia accaduto per vari motivi, vedi il mio fascino, la mia simapatia e la mia dolcezza e grazie perché no anche alla mia Cibalgina!!!

P.S.uno
Per la cronaca ora negli anni 2000 D.C. in discoteca non esiste più il lento e sono le ragazze che decidono quando e come farsi i ragazzi…sigh, si è perso tutto il romanticismo che esiteva negli anni ottanta, sarò un romantico, però non farei mai il cambio con la gioventù d’oggi ( anche se poi ho due figli già grandi ) e mi rimangono i miei dolci ricordi di quando giravo per le discoteche e venivo paragonato al Jhon Travolta del Pavese…ah..che ricordi ragazzi!!!...

P.S.due
Si vede che era segnato nel mio destino ( vedi il titolo del mio brano…mi chiamavano Cibalgina…), che alla fine avrei trovato lavoro proprio in una farmacia, dove ogni giorno mi passano davanti tantissime medicine e talune volte anche la mitica CIBALGINA!!! )…ma questa sarà un’altra storia, dovrete solo avere un pochino di pazienza, miei cari lettori e lettrici….

P.S.tre
seguendo il consiglio di mio cugino massimo, che per me è come un fratello!!...ho inserito nel mio blog questo piccolo racconto, che vuole essere un modo spiritoso di prenderci in giro, usando della fantasia e piccole verità...per farci sorridere in questa valle di lacrime!!...
...vi prometto che presto troverete altri brani per sane e grasse risate!!...e se per caso leggendo il mio racconto, vi è venuto il mal di testa,beh...potrete sempre prendere una Cibalgina,offerta dal sottoscritto...ahahahahahah....

ciao gianca

martedì 25 dicembre 2007

un Luna Park magico al suono della giostra!...


IL LIBRO
Al suono della giostra è la storia di un uomo intrappolato nella prigione del suo passato e per questo incapace di cogliere tutte le innumerevoli possibilità che gli si aprono davanti. Al capezzale della sua fidanzata Mary, che in seguito a un incidente giace in fin di vita in ospedale, trova una busta misteriosa e, per tranquillizzare Mary, che lui crede in preda al delirio, accetta di andare in un luna park abbandonato da anni. Ma non appena varca l’ingresso, magicamente il parco prende vita e il protagonista viene avvicinato da una guida, anziana e garbata, che lo incoraggia a cercare di capire che cosa è successo alla fidanzata.
Mentre vaga fra le strutture del parco incontra una serie di personaggi che vi lavoravano e che – apparentemente – vi lavorano: un mago, un domatore di leoni, una cartomante, dei funamboli e tutti riescono a insegnargli qualcosa sul suo rapporto con Mary. Attraverso un indimenticabile viaggio di trasformazione personale, il protagonista capirà come affrontare il proprio passato, verrà a sapere che cosa è realmente successo alla ragazza che ama e scoprirà, infine, che cosa contiene la busta misteriosa...

I GIUDIZI
"Brandon Burchard ha colto il cuore e l'anima del viaggio della vita. Un romanzo che incoraggia tutti noi a prenderci una pausa di riflessione per comprendere pienamente in che direzione ci stiamo muovendo."
James Redfield

UN BRANO
"Per molti versi, credo che la mia vita fosse allo sfascio già da molto tempo, quando quella notte affrontai una curva a gomito a 140 chilometri all’ora. Tutto mutò, in un attimo. La strada sparì dalla vista, sostituita da un vuoto nero oltre il parabrezza, mentre l’auto sbandava e usciva di strada. Pensai, Ti prego, Dio, non sono pronto... Quando rinvenni, vidi solo i fari dell’auto che illuminavano un campo di canna da zucchero, immerso nell’oscurità. Ricordo di essere uscito dal parabrezza e, una volta in piedi sul cofano accartocciato dell’auto, di aver guardato giù, verso il mio corpo insanguinato, e poi su, verso il cielo. Quello fu l’istante in cui tutto cambiò. Mi sentii libero, come se le porte della possibilità si fossero appena aperte davanti a me, per la prima volta nella mia vita. Era come se mi fosse stato consegnato un invito a ricominciare da zero, una seconda opportunità di vita. Per la prima volta da mesi, la mia anima cantò."

L'AUTORE
Brendon Burchard

Commento di gianca

Quanti di voi, da bambini, non ha varcato almeno una volta la soglia del Luna Park dei divertimenti?...ebbene grazie alla lettura di questo libro, vi sarà concesso di visitare il Parco Giochi più buffo e magico che esiste sulla Terra...
p.s.
per entrare in questo magico Luna Park...vi servirà un biglietto speciale che avrete ricevuto in regalo da una persona a voi cara...cosa aspettate amici...a staccare dal vostro cuoricino il biglietto omaggio...per regalare attimi di felicità!...al destinatario del vostro regalo?!...

Buona lettura e buon divertimento!...nel Luna Park più bello del mondo!...entrino signori...entrino signori...che avrà inizio lo spettacolo della vostra vita!!...i popcorn e la coca cola li offre la casa!...e l'entrata è gratis!...

lunedì 24 dicembre 2007

Ciao da Kpax


cari amici
vi mostro la copertina del magico film k-pax che non dovete perdervi...
e ora dal mio pianeta vi invio un galattico saluto e Tanti Auguri di un Felice e Sereno Natale e di uno stupendo Anno Nuovo 2008!!!...che possa portare tanta felicità e gioia a tutti voi...me compreso!...naturalmente!...

ciao da k-pax gianca

nel firmamento del jazz è nata una nuova stella!...


Essendo io un eterno sognatore, amo pensare che nei reparti di musica e lettura…siano le copertine dei cd e quelle dei libri a scegliere noi e non viceversa…lo dimostra il fatto che circa una settimana fa, mentre girovagavo in un reparto commerciale alla ricerca di musica magica per il mio Ipod Poldino, una copertina musicale ha preso vita per lasciarmi un messaggio!...
Come il bambino attende il suo Babbo Natale scendere dal camino, con i suoi regali, io aspettavo che il cd mi facesse l’occhiolino!!...e dopo alcuni minuti, sono stato premiato da un viso femminile che mi ha bisbigliato nell’orecchio…cosa aspetti a prendermi?...sai, sarei felice di deliziare le tue ore, tu che ne dici?...
A questo punto,i giochi erano fatti e non potevo più sottrarmi alla sua buffa richiesta e in un lampo il suo cd era nelle mie mani…mi pareva già di sentire la sua voce in stile jazz…uscire dal mio Ipod Poldino.
Ora non mi rimaneva che fare una piccola coda alle casse e il gioco era fatto!...di corsa nella mia casettina per gustarmi il suo album “Introducing a Robin McKelle”…e anche questa volta avevo visto giusto e lei aveva mantenuto la sua promessa…regalandomi la sua dolce e vellutata voce abbinata al suono magico del jazz…
...e guardando il cielo stellato ho visto nel firmamento brillare una nuova stella che si chiama Robin McKelle …e voi cosa aspettate amici miei, non vedete brillare la sua stella per voi?...vi giuro che non ho alcuna provvigione sulla vendita del suo meraviglioso album!...

Ciao da Gianca

domenica 23 dicembre 2007

una vespa rossa...magica per viaggiare nel tempo!!


modella di vespa speciale rossa per viaggiare nel tempo!!...
parola di gianca

nell'ipod Poldino...


"what a wonderful world" louis armstrong
"my way" sinatra
"bella senz’anima" cocciante
"una bellissima ragazza" vanoni
"quando si vuole bene" cocciante
"morena mia" bosè
"invention n°3" bach
"miele" gigi d’alessio
"una storia d’amore" gino paoli
"leva calcistica 68" de gregori
"amore senza fine" pino daniele
"gocce di memoria" giorgia
"emanuela ed io" minghi
"senza parole" vasco
"ave maria" buddha bar
"je adorè" buddha bar
"clair de lune" debussy
"canone inverso" morricone
"io che amo solo te" endrigo
"i say little a prayer" a.franklin
"qualcosa di te" vanoni
"una bellissima ragazza" vanoni
"buona vita" vanoni
"la finestra" negramaro
"immenso" negramaro
"un passo indietro" negramaro


...musica magica per le mie ore diurne..e notturne...che dimora nel mio Ipod che si chiama Poldino...

Roma dedica una mostra a Mark Rothko



Apre a Roma, da tempo attesissima la mostra su Mark Rothko al Palazzo delle Esposizioni prestigiosa sede espositiva che dopo un importante lavoro di ristrutturazione viene restituita stabilmente al pubblico dal 6 ottobre 2007.
Promossa dal Comune di Roma Assessorato alle Politiche Culturali, dall’Azienda Speciale Palaexpo e dalla Regione Lazio Assessorato Cultura, Spettacolo e Sport, organizzata e prodotta dall’Azienda Speciale Palaexpo e da Arthemisia, la mostra resta aperta fino al 6 gennaio 2008.
Rare sono state le occasioni in Italia di assistere ad una grande mostra monografica dedicata al pittore americano di origine russa; si ricordano solamente l’unica retrospettiva dell’artista vivente, organizzata dal Museum of Modern Art di New York, portata nel 1962 a Roma e presentata alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna, o quella commemorativa a Ca’ Pesaro, in occasione della Biennale di Venezia del 1970, subito dopo la sua tragica morte.
Dopo la vendita del dipinto "White center (Yellow, Pink and Lavender on Rose)" per 72,8 milioni di dollari, cifra record per un’opera d'arte moderna del dopo guerra, venduta all'asta da Sotheby's di New York (15 maggio 2007) e andato in mano a un privato di cui non si conosce il nome, è ipotizzabile che diventerà sempre più difficile avere le opere di Rothko per esposizioni temporanee.
Questa retrospettiva su Mark Rothko, a cura di Oliver Wick, si presenta quindi come l’ultima e unica occasione per vedere riunite così tante opere di uno dei più grandi artisti del secolo.
Noto come espressionista astratto, lo stesso Rothko ha sovente smentito questa affermazione. La mostra mira a fornire un quadro generale della sua produzione, non dimenticando la costante preoccupazione dell’artista di presentare il suo lavoro attraverso gruppi di opere attentamente selezionate, concepiti proprio per accrescere l’impatto visivo sui visitatori. La selezione dei dipinti segue dunque precisi criteri nel percorso espositivo. I dipinti sono una settantina, oltre ad un significativo gruppo di opere su carta che illustrano aspetti specifici di ogni periodo.
Per i primi lavori di Rothko, la mostra si focalizza sui dipinti, relativamente piccoli, eseguiti con una preparazione in gesso, il cui uso tende a dare al pigmento una qualità simile all’affresco, con delicate tonalità ed una consistenza sottile dove è evidente l’influenza dell'arte italiana del Quattrocento, in particolare di Beato Angelico.
La tradizione del Rinascimento italiano, soprattutto degli affreschi, ha avuto una straordinaria influenza sulla serie di commissioni murali del periodo classico di Rothko. Queste suggestioni infatti sono esplorate anche nel caso dei lavori surrealisti, nei quali la tecnica dello strato sottile di pittura e della pallida apparenza di colori è sempre più perfezionata.

Una selezione dei cosiddetti “Multiforms” completa la prima fase dei lavori di Rothko.
Inoltre, insieme al gruppo dei primi esempi di “Multiforms”, caratterizzati da macchie di colore amorfo e da un’atmosfera plastica, se ne possono ammirarne alcuni, più tardi, con sempre più ampi campi di colore rettangolari.
Il “classico” Rothko, con i lavori più maturi, realizzati negli anni '50 su tele di grande formato, costituiscono la parte più importante della mostra: tra questi vi sono il grande “Mural” proveniente dal Museo Guggenheim di Bilbao (1952-53) e il nucleo di quadri della sala dedicata all'artista alla Biennale di Venezia del '58, che segna il primo apprezzamento della sua arte in Europa, rari esempi di opere appartenute originariamente a collezioni italiane ed europee. Inoltre le tele “Blackform” con la singole forme scure squadrate, dipinte a partire dal 1960, danno l’idea del forte desiderio di Rothko di creare uno spazio spirituale.
La mostra si conclude con gli ultimi dipinti dell’artista, i “Black and gray”, un gruppo di opere ideate nello spirito di una commissione ideale, che segnano il culmine di un’arte sempre più austera ed orientata verso nuove prospettive artistiche in rapporto diretto con lo spettatore.
La mostra si compone di opere provenienti dai più importanti musei internazionali: Fondation Beyeler, Basel; Guggenheim Bilbao Museoa; Tate, London; High Museum of Art, Atlanta; The Baltimore Museum of Art, Baltimore; Walker Art Center, Minneapolis; Solomon R. Guggenheim Museum, New York; The Metropolitan Museum of Art, New York; Whitney Museum of American Art, New York; Allen Memorial Art Museum, Oberlin; National Gallery of Art, Washington; Los Angeles County Museum of Art; The Museum of Contemporary Art, Los Angeles; National Gallery of Australia, Canberra; National Gallery of Canada, Ottawa; Museo Tamayo Arte Contemporáneo, Mexico D.F.; Tel Aviv Museum of Art, Tel Aviv.

Le opere arrivano anche dalle collezioni di privati e infine dalle collezioni di famiglia: Collezione Christopher Rothko e Kate Rothko Prizel

Catalogo Skira
La presente retrospettiva delle opere di Mark Rothko, promossa dal Comune di Roma e dal Palazzo delle Esposizioni, organizzata e prodotta da Arthemisia e Palaexpo SpA, e curata da Oliver Wick, mira a fornire un quadro generale della produzione dell’artista, pur non dimenticando la costante preoccupazione di Rothko di presentare il suo lavoro attraverso gruppi di opere attentamente selezionate, concepiti proprio per accrescere l’impatto visivo delle singole opere sui visitatori.
La mostra, oltre a tracciare un percorso all’interno della produzione dell’artista dalle prime tele figurative alle opere surrealiste, dalle “Multiforms” alle opere classiche degli anni ’50 fino ai dipinti “Black form” e I “Black on Grey”, prova a ricomporre per la prima volta alcuni dei dipinti esposti nella “Stanza di Mark Rothko” alla Biennale di Venezia nel 1958, che sancì la fama dell’artista in Europa.

articolo preso da fonte
http://arte.stile.it/articoli/2007/09/26/rothko-a-roma.1477544.php

...un papito tutto d'oro!!...che musica...


Papito è il nomignolo con cui chi lo conosce bene lo chiama da sempre ed è per questo che Miguel ha scelto questo titolo per un disco che è soprattutto un incontro di amici.

Così MIGUEL BOSE' festeggia i suoi 30 anni di carriera: reinterpretando le sue canzoni di maggior successo con grandissimi artisti, da Shakira con cui rivisita Si tu no vuelves (quella che in Italia conosciamo come Se tu non torni e che è adesso il singolo in rotazione), a Laura Pausini (Te amarè), incrociando la voce anche con Mina in Agua y sal e con Ricky Martin in Bambu', con Michael Stipe dei REM in Lo que hay es lo que ves, fino alla preziosa versione di La vida es bella con Noa.
L'album ha richiesto 10 mesi di lavorazione e tutti gli artisti/ospiti del disco hanno personalmente indicato le canzoni in cui avrebbero voluto duettare.
“Papito” in Spagna e America Latina è già record di vendite ed è primo in tutte le classifiche di vendita.

...una mostra da non perdere in ricordo di Bruno Munari


Dal 24/10/07, al 10/2/08 ancora a Milano, presso la Rotonda della Besana, in Via Enrico Besana 15, una importante mostra con più di 200 lavori del grande artista, grafico e designer Bruno Munari.

Occorre far capire che finché l’arte resta estranea ai problemi della vita interessa solo a poche persone. È necessario oggi, in una civiltà che sta diventando di massa, che l’artista scenda dal suo piedistallo e si degni di progettare l’insegna del macellaio (se lo sa fare).

Questa frase, tratta da Arte come mestiere (1966) di Bruno Munari (1907-1998), condensa in poche righe le idee e l’attività dell’artista, una tra le figure piu’ importanti del design e dell’arte del XX secolo. Previsti Laboratori didattici per le scuole e le famiglie secondo il Metodo Bruno Munari, che , attraverso l’osservazione e il fare manuale, vuole sviluppare la progettualità in modo pratico, diretto.

articolo preso da fonte
www.tuttoblog.com/arteecultura/Milano_ricorda_Bruno_Munari_-_recensione_mostra/

per sane e grasse risate!!...


"TUTTE LE MANIE DI BOB" Trama
A New York, il nevrotico Bob Wiley per le sue manie e fobie ricorre ad un noto psichiatra - il dottor Leo Marvin - il quale lo invita a leggere il suo ultimo libro di grande successo: è intitolato "Passi di bimbo" e, a suo avviso, appunto a piccoli passi Wiley ce la farà a sciogliere i nodi della propria personalità. Le sedute però finiscono qui, poichè Leo con la moglie Fay, e i due figli Siggy ed Ann si prende un mese di vacanza in una cittadina di villeggiatura del lago Winnipesaukee nel New Hampshire. Bob, in preda al panico, riuscito con uno stratagemma a scoprire la residenza del medico, si presenta imperterrito alla casa dei Marvin. Per lo psichiatra, desideroso di una pace senza pazienti, è un disastro, ma il nuovo cliente è appiccicoso e, per di più, i ragazzi lo trovano simpaticissimo. Il giorno in cui lo psichiatra ha nella villa una intervista televisiva sul suo ultimo libro - alla quale tiene moltissimo - l'ingombrante ospite tanto fa che accaparra il meglio dell'incontro e, anche se esalta il valore del volume e del metodi di Leo, riesce a far parlare tutti solo di se stesso, con enorme disappunto di Marvin. Questi dopo aver tentato, inutilmente di far ricoverare Bob in una clinica, lo porta nel bosco, lo lega e gli mette addosso chili di esplosivo. Invece l'infernale cliente riesce a sciogliersi, porta l'esplosivo in casa e questa salta per aria. Il malcapitato psichiatra, mutato nel carattere e diventato un pò precario di mente, oltre che chiuso in un pericoloso mutismo, dovrà pur assistere alle nozze di Bob con sua sorella Lily, che si è innamorata di lui: in Chiesa, Marvin grida il suo disappunto che è ininfluente per i nubendi, ma sufficiente a sbloccarlo e a ridargli la parola, con grandissima gioia della moglie, del figli e dei suoi molti amici. Bob decide di studiare psicologia e metter su uno studio: a furia di passi di bimbo ce l'ha fatta ed ora Leo avrà la concorrenza di un giovane collega.

...per ricordare sane e grasse risate...

gianca

L'amore con la A maiuscola!





locandina del film



cari amici vi voglio fare un piccolo regalino e sullo sfondo di questa magica baita innevata godetevi questo film, che vi regalerà attimi di felicità!...
e troverete l'Amore con la A Maiuscola!!...

buona visione!!...e preparatevi i popcorn e coca cola light...per non ingrassare!!...



il film è The Holiday - l'Amore non va in Vacanza

l'enigma di Newgrange


L’enigma di Newgrange.

In Irlanda, a 40 km kilometri da Dublino,esiste il più importante complesso di tombe megalitiche a “corridoio” coperte da tumuli fortemente rialzati,che spiccano evidenti sulla pianura erbosa. L’interno di queste tombe,risalenti a 3600 anni a.C.,è caratterizzato da un percorso a cuore,delimitato da imponenti lastre in pietra che reggono altri lastroni a mò di soffitto…Sulle pietre spiccano incisioni e graffiti di estremo interesse,ma quello che desta maggior stupore è il particolare allineamento di questi tumuli con gli eventi periodici del ciclo solare. Ad esempio,la luce durante il solstizio d’inverno riesce a penetrare per una piccola finestra il centro di una camera dove si trova un altare destinato a particolari riti. Ad accrescere la suggestione di Newgrange,i tumuli sono circondati esternamente da un muretto in quarzite che riflette e moltiplica la luce del sole,con straordinario effetto soprattutto all’alba e verso il tramonto.

articolo preso da internet

luoghi misteriosi


Il circolo di Avebury

Percorrere strade e sentieri non significa incontrare soltanto grandi città,edifici importanti,siti storici,ma anche imbattersi in antiche strutture preistoriche quasi sconcertanti per la difficoltà di stabilire con esattezza la loro primitiva destinazione, l’epoca esatta della loro nascita. E’ il caso del maggior complesso megalitico al mondo,che si trova in Gran Bretagna,composto da una tomba chiusa in una collina artificiale- Silbury Hill – unita da una strada lunga 2500 metri al Circolo di Avebury anello segnato da una sfilata di massi megalitici posti alla distanza di una decina di metri l’uno dall’altro. In origine i monoliti erano 98 e risalgono al 2400-200 a.C. oggi ne rimangono in posizione eretta soltanto 27. Il complesso di Avebury Hill è noto come lo “stupendo enigma” e non è ben chiaro quali fossero le cerimonie che si svolgevano all’interno del cerchio sacro e neppure chi abbia meritato l’onore di essere sepolto sotto la collina di Silibury Hill;per realizzare questa misteriosa collina pare siano occorse ben 18 milioni di ore di lavoro.

articolo preso da internet

riflessioni...

tu sorridesti
e mi parlasti di niente
e mi accorsi
che era questo
che aspettavo da tempo

tagore

io vivo nella possibilità

io vivo nella possibilità
una casa più bella della prosa,
di finestre più adorna
e più superba nelle sue porte
ha stanze simili a cedri
impenetrabili allo sguardo
e per tetto la volta
perenne del cielo
l'allietano visite dolcissime
e la mia vita è questa
allargare le mie esili mani
per accogliervi il paradiso

emily dickinson

libri nel cassetto

“ Uno” di Richard Bach
“ Al suono della giostra” di Brendon Burchard
“ Narciso e Boccadoro” di Hermann Hesse
“Il piccolo Principe” di Sant Exupery Antoine
“Pobby e Dingan” di Ben Rice
“Ho sognato di te” di Ben Sherwood
“La ragazza delle arance” di Joesten Gaarder
“Le cinque persone che incontri in Cielo di Mitch Albom
“La mia vita con Gorge” di Judith Summers

sabato 22 dicembre 2007

carlotta



sono una star!!...

foto del magico cavalier king

uno libro magico di Richard Bach

E se potessimo incontrare noi stessi come eravamo venti o mille anni fa?
E se riuscissimo a vedere come potremmo essere in un'altra dimensione?
E se scoprissimo che ogni essere umano è un aspetto diverso di noi stessi?
Un racconto magico e indimenticabile, un volo nel regno della fantasia poetica.
Un libro da leggere e regalare alle persone speciali a noi care e io sono stato fortunato ad averlo in regalo!!...

gianca

giovedì 20 dicembre 2007



Il Gabbiano

Se potessi scegliere,
in un’altra vita
vorrei essere un gabbiano

per librarmi in volo
nei cieli del mondo
e sfiorare le onde dei mari

avrei accanto a me
tanti amici pennuti
e l’aria fresca
che mi ricorda
d’esser vivo

non posso parlare
ma solo cantare
e nel mio verso stridulo…
c’è tutto quello
che una persona
vuole sentire…

a volte…
le persone possono trasformarsi
in gabbiani
ed i gabbiani
diventare umani

sta a noi
sapere cosa vogliamo essere
persone per amare
o gabbiani per sognare…

ora sono un gabbiano
e in alto voglio volare
per salutare
quella bambina
sulla riva del mare…


Giancarlo Trabatti

mercoledì 19 dicembre 2007

un angelo senza ali

come ben saprete la figura dell'angelo rappresenta qualcosa di divino, un'entità celestiale che dimora nei piani alti del Signore...e ognuno di noi sul pianeta terra ha un proprio angelo che gli tiene compagnia...anche se spesso non riusciamo a vederli e a volte ci poniamo il dilemma, se essi esistono veramente...beh io vi posso garantire che non solo esistono, ma il mio angelo personale è fatto di carne umana come la nostra ed è veramente un angelo buffo,magico e carino che come un folletto appare e scompare, quando meno te lo aspetti...ama la musica e le belle letture ed è curioso come una scimmietta...ama sorridere e ha il dono di saper ascoltare...per poi prodigarsi in saggi consigli...
...ma il mio angelo è veramente unico nel suo genere, perchè a differenza di tutti gli altri angeli lui non ha le ali, per la verità io penso che le abbia nascoste in qualche posticino e presto lo scoprirò, è solo questione di tempo...
...voi vi domanderete come ho fatto a scoprire che è il mio angelo, giusto?..beh ora vi di darò la risposta...praticamente ogni volta che lo vedo...mi sento da DIO ...quindi non può che essere il mio angelo custode...elementare watson!!...come amava dire il mitico sherlock holmes!!...

gianca nutella

una bellisima ragazza

ORNELLA VANONI - Una bellissima ragazza
1 2 3 4 5 (12 voti) Scritto da Ilario Pisanu
giovedì 25 ottobre 2007
Disco numero 53 per una delle signore della musica italiana. Collaborazioni di lusso che esaltano ancor di più uno stato d’animo positivo, fatto di melodie affascinanti e testi che girano intorno al valore della vita.





GENERE: italiana
MIGLIOR BRANO: Io con te
ASSOMIGLIA A: -
VOTO (0-10): 7.5
ETICHETTA: SonyBMG
ARTICOLO DEL: 25/10/2007

Anticipato dal sensuale singolo radiofonico “Qualcosa di te”, dopo il fortunato tour con Gino Paoli (coronato da un disco live), il nuovo Cd di inediti “Una splendida ragazza”.

“Una splendida ragazza” è il 53° disco di Ornella Vanoni, una delle voci più interessanti di tutti i tempi. Artista raffinata, considerata a pieno titolo una delle signore della musica italiana, da sempre.

Un lavoro limpido, chiaro e perfetto nell’esprimere uno stato d’animo meravigliosamente positivo, anche quando lo sguardo volge al passato, perché anche il pianto porta con sé lacrime di gioia.

“Qualcosa di te” è il perfetto opener di un album raffinato e speciale, scritta da Mario Lavezzi, che ha anche prodotto l’intero lavoro. Un brano che esprime in pieno la filosofia positiva di tutto il disco: “…ma porto sempre infondo a me qualcosa che assomigli un poco a te”.

Questa gioia della vita, del vivere, è espressa palesemente nei titoli di ben tre brani: la mediterranea “Buona Vita”, brano originale del poeta e musicista Teofilo Chantre, il cui testo è stato tradotto dalla stessa Vanoni e Gino Pacifico. Sempre di vita si canta nella struggente e intensa “La vita che mi merito”, firmata da Roberto Pacco, Lorenzo Imerico e Renato Zero. Ancora, “Dentro questa vita”, con le musiche di Ron: spremuta di lacrime in musica.

Dal taglio radiofonico è “Gli amanti”, con melodia e ritmo freschi come un giorno di festa, si passa al jazz di “Cosa m’importa”, personale reinterpretazione di Ornella del brano brasiliano “O Que Me Importa”, che vede la partecipazione di Paolo Fresu alla tromba e Mario Biondi alla voce.

Altri illustri autori contornano questo disco, come Bungaro, che scrive le musiche di “Dolce meccanica” e della magnifica “Io con te”, dalle arie che ricordano i Delta V, con i quali la Vanoni ha collaborato nel brano “L’infinito”.

“Una bellissima ragazza” è un Cd che si ascolta tutto d’un fiato. Un lavoro dal fascino semplice e disarmante, cantato con l’anima e col cuore.

…un bellissimo album.






TRACKLIST
1. Qualcosa di te
2. Una bellissima ragazza
3. Buona vita
4. E del mio cuore
5. Gli amanti
6. Cosa m'importa
7. Dolce meccanica
8. Bene così
9. La vita che mi merito
10. Dentro questa vita
11. Io con te
12. Pagine

ARTICOLO DI: Ilario Pisanu
SUL WEB: www.ornellavanoni.it
Petrucciani, piccolo grande poeta della tastiera

Enzo Boddi
Quest'anno ricorre il quinto anniversario della scomparsa di Michel Petrucciani, stroncato da un'infezione polmonare ad appena 36 anni il 6 gennaio 1999 (era infatti nato a Montpellier il 28 dicembre 1962). La recente pubblicazione di vario materiale tratto da differenti capitoli della sua parabola artistica fornisce validi strumenti per una valutazione a mente fredda del suo contributo alle vicende del jazz contemporaneo, maturato in una ventennio scarso di fervida attivit�.

A rendersi protagoniste delle lodevoli iniziative sono state la Dreyfus [Distr. Egea] e la Sunnyside, che - come noto - ha rilevato il catalogo della scomparsa OWL. L'etichetta francese ha curato l'uscita della raccolta So What (che documenta vari aspetti del lavoro di Petrucciani negli anni '90) e di Dreyfus Night in Paris, testimonianza live di una all-stars diretta dal bassista Marcus Miller. La casa americana ha invece ristampato Michel Petrucciani, prima incisione del pianista come titolare.

L'osteogenesi imperfetta da cui Petrucciani era affetto prima ne aveva fatalmente pregiudicato il normale sviluppo, quindi minato irrimediabilmente il fragile equilibrio fisico. Nella sua condizione di predestinato ad una morte prematura, era in grado di creare autentica bellezza nel suo rapporto con la tastiera, quasi per compensare ci� che la natura sembrava avergli crudelmente negato. Con tutto ci�, non � il caso di privilegiare visioni pateticamente romantiche sul significato ed i presupposti della creazione artistica. Petrucciani era invece solito fare dell'umorismo sulla sua condizione. Inoltre, una volta raggiunta la celebrit�, era diventato suo malgrado un ingranaggio del mastodontico apparato che regola l'industria discografica ed i circuiti concertistici.

Indipendentemente dal contesto e dalle formazioni che lo affiancavano, ogni suo concerto era un avvenimento ed attirava vaste platee, incantate dal suo magistero pianistico, ansiose di vederlo impegnato nel suo febbrile approccio alla tastiera, che sotto le sue mani diveniva, pi� che un tramite, quasi un'appendice. Michel l'affrontava con energia prodigiosa, come se fosse posseduto da un furore dionisiaco, riuscendo a coprirne l'intera estensione a dispetto della menomazione fisica, sostenuto dal pedale di rinvio collocato sotto la tastiera.

Al termine dei suoi concerti, o in occasione di alcune sue uscite discografiche, non mancavano naturalmente le critiche, com'era giusto che fosse, da parte di chi avrebbe preferito apprezzarne il lato pi� intimista o valutarne le capacit� di analisi introspettiva, una volta tanto a discapito della tecnica prodigiosa e del fraseggio scintillante e torrenziale. Non erano neanche cos� rari i casi in cui, negli anni '90, gli si rimproverava un certo autocompiacimento, una certa qual tendenza a specchiarsi nelle proprie capacit�. In questo atteggiamento qualcuno addirittura intravedeva il tentativo di mascherare una stasi creativa.

D'altronde, per quanto iscrivibile a pieno titolo nell'ambito del pianismo jazz contemporaneo, il suo stile era alimentato da una profonda consapevolezza della tradizione che lo aveva preceduto. Non a caso, Petrucciani citava spesso Erroll Garner come suo principale ispiratore, il che giustificava pienamente il tocco percussivo, la concezione orchestrale e quel sentore di stride che si coglievano nel suo linguaggio. Al tempo stesso, si avvertiva fra le righe il retaggio della tradizione romantica europea ed in particolare della corrente impressionista, il cui influsso era stato introdotto in modo sottile e geniale da Bill Evans nella sintassi del jazz moderno.

Al culmine del successo Petrucciani appariva in scena sorreggendosi sulle stampelle ed instaurando col pubblico (con il quale amava confrontarsi) un dialogo disinvolto, eppure garbato e spiritoso, privo di aspetti istrionici. Tutt'altra cosa rispetto a quell'esserino che il batterista Aldo Romano o il sassofonista Charles Lloyd portavano in braccio sul palco all'inizio degli anni '80.

Con i musicisti suoi collaboratori Petrucciani tendeva ad avere un rapporto paritario e democratico, oltrech� molto umano. Tale atteggiamento si rifletteva tanto sulle scelte musicali (arrangiamenti, composizione delle scalette ecc.) quanto sulla condivisione di diritti e doveri. Una filosofia di lavoro che, senza dubbio e con molta frequenza, si riverberava in modo benefico sugli esiti squisitamente musicali, determinando un forte senso di coesione nelle incisioni e nei concerti.

So What documenta dunque il poliedrico Petrucciani degli anni '90, impegnato in contesti disparati. Tra le vette espressive di quel periodo vanno senz'altro annoverati i due episodi di Conf�rence de presse, in cui il confronto con l'organista franco- martinicano Eddy Louiss tocca momenti di grande intensit�, contrapponendo efficacemente il retaggio europeo a quello afroamericano, grazie ai connotati swinganti e churchy dell'organo ed al tocco secco, venato di blues feeling di Petrucciani.

Il pianista ebbe modo di sondare questo approccio in un altro duetto, quello con il padre Tony, chitarrista, in Conversation. D'altro canto, la dimensione del duo si addiceva pienamente a Michel, che l'aveva gi� sperimentata con successo negli anni '80, prima con Lee Konitz (Toot Sweet, OWL, 1982), poi con il contrabbassista Ron McClure (Cold Blues, OWL, 1985).

Tuttavia, il trio rimane probabilmente il contesto in cui l'arte di Petrucciani si esprimeva al meglio, specie quando ad affiancarlo era una coppia ritmica pronta a recepire e ritrasmettere segnali proficui per lo sviluppo dell'impianto ritmico-armonico. Questo accadde senz'altro con Dave Holland e Tony Williams per la registrazione di Marvellous. Le linee ficcanti e plastiche di Holland e la propensione di Williams a scomporre i metri in figurazioni frastagliate fornivano a Petrucciani ulteriori stimoli per costruire percorsi articolati. Valore aggiunto dell'incisione, il contributo del Graffiti String Quartet, impiegato con discrezione e funzionalit� anche in chiave ritmica, secondo canoni non dissimili da quelli adottati da Max Roach con il suo Double Quartet.

Completamente diversa, e forse sottovalutata, era la sezione ritmica composta da Anthony Jackson al basso elettrico e Steve Gadd alla batteria, presente sia in Trio in Tokyo che in Both Worlds. Non era la prima volta che Petrucciani utilizzava un bassista elettrico: Steve Logan aveva formato con Victor Lewis il tandem ritmico del quintetto che Petrucciani aveva presentato ad Umbria Jazz nel 1991. Tuttavia, all'epoca di Trio in Tokyo e Both Worlds qualcuno storse la bocca, vuoi per l'inedito accostamento, vuoi per i trascorsi di Jackson e Gadd come turnisti nell'ambito della fusion e di produzioni pop di qualit�. Valutazione (secondo il modesto avviso di chi scrive) improvvida e precipitosa, perch� Jackson e Gadd sapevano inserirsi nelle trame di Petrucciani con finezza timbrica e dinamica, oltrech� con swing garbato.

Nel caso di Both Worlds, poi, Petrucciani mise a punto con efficacia la formula del sestetto, potendosi avvalere della collaborazione del veterano trombonista Bob Brookmeyer anche in veste di arrangiatore e dell'apporto degli italiani "espatriati" Flavio Boltro alla tromba e Stefano Di Battista all'alto e al soprano. In tal modo le esecuzioni godevano di un respiro ampio, alimentato da soffici intrecci polifonici e delicati impasti timbrici.

In un alveo strettamente aderente alla tradizione opera con swing impareggiabile la coppia George Mraz-Roy Haynes in Flamingo, che mette Petrucciani a confronto con il decano del jazz francese (e pioniere del jazz europeo), il violinista St�phane Grappelli. La dialettica fra due generazioni diverse del jazz d'Oltralpe produce spunti melodici pregnanti, condensati in curve sinuose. Il terreno di incontro prescelto � in massima parte quello degli standards, reinterpretati con una sensibilit� armonica spiccatamente europea e con un'impronta ritmica moderna, grazie al contributo determinante di Mraz e Haynes. Non inclusa nel CD originale, "Pennys from Heaven" (la grafia corretta sarebbe "pennies") era apparsa su un CD 7" pubblicato a scopo promozionale.

Tocco nitido, acuta sensibilit� armonica, mirabolante fluidit� di fraseggio, unite alla conoscenza enciclopedica del vocabolario jazzistico, permettevano a Petrucciani di affrontare con la massima disinvoltura l'ardua pratica del piano solo. Gi� nel suo secondo disco come titolare (Date With Time, registrato per la OWL nel dicembre 1981) il 19enne Petrucciani aveva scelto di confrontarsi in solitudine con il proprio strumento senza indulgere affatto nella celebrazione della tradizione. Componevano la scaletta due brani originali, la "Afro Blue" di coltraniana memoria, la fin troppo eseguita "Round Midnight" di Monk, "Rumpin' on the Sunset" di Wes Montgomery, pi� "Memphis Green", firmata da uno dei suoi maestri: Charles Lloyd. A proposito di Lloyd e Coltrane, vale la pena di sottolineare l'interesse di Petrucciani per il linguaggio dei sassofonisti, di cui aveva introdotto nel proprio stile alcuni tratti caratteristici, come la costruzione di certe frasi scattanti in legato. So What contiene ben tre brani tratti da Solo Live In Germany, che fanno risaltare la predilezione di Petrucciani, anche come compositore, per la melodia e per la costruzione di temi molto cantabili.

Dreyfus Night In Paris raccoglie estratti da un'esibizione parigina nel luglio 1994 di un gruppo estemporaneo coordinato dal bassista Marcus Miller, con Petrucciani in veste di maestro di cerimonie. Frutto del caso (Miller si trovava a Parigi col proprio gruppo), dell'intuizione e dell'intraprendenza di Francis Dreyfus, e della passata collaborazione tra Petrucciani ed il batterista Lenny White. L'impronta davisiana � netta, per gli arrangiamenti curati da Miller, per l'inclusione in scaletta di "Tutu", nonch� per la contemporanea presenza del sassofonista Kenny Garrett (all'epoca membro del Marcus Miller Group) e di White, con Davis ai tempi di Bitches Brew.

A prevalere, come si diceva, � la regia di Miller, con accenti funky irrobustiti dal proverbiale stile slapping del bassista, trame ritmiche squadrate e largo spazio alle digressioni dei solisti, tra i quali si segnala Garrett per l'approccio sanguigno all'alto ed il fraseggio appuntito al soprano. Risente di quest'impostazione anche l'esecuzione di un brano cantabile come "Looking Up" di Petrucciani, che del resto - al pari del chitarrista Bir�li Lagr�ne - si adegua con umilt� e spirito ludico ad un contesto per lui inusuale. Ci� gli consente di accentuare certe caratteristiche marcatamente ritmiche del suo pianismo e di intensificare quindi i tratti secchi e percussivi del tocco, venato di un senso del blues assolutamente consono e complementare alla dimensione elettrica voluta da Miller.

Con un provvidenziale balzo all'indietro, ripescandolo dal prezioso catalogo della OWL, la Sunnyside ha curato la riedizione di Michel Petrucciani, disco d'esordio come titolare del pianista, all'epoca dell'incisione (aprile 1981) poco pi� che 18enne. Un debutto formidabile, in cui il giovanissimo Michel calava immediatamente tutte le carte a sua disposizione, dimostrando una sorprendente maturit� sotto il profilo esecutivo e progettuale.

Coadiuvato da una delle migliori e pi� affiatate ritmiche espresse dal jazz europeo (Jean-

articolo preso da Enzo Boddi


i sognatori

“I sognatori”

Se fossi un pittore
dipingerei il tuo viso
ma pittore non lo sono

Se fossi un poeta
ti dedicherei poesie
ma poeta non lo sono

Se fossi uno scrittore
scriverei un romanzo su di te
ma scrittore non lo sono

Se fossi un musicista
ti dedicherei concerti di musica
ma musicista non lo sono

Se fossi un gabbiano
volerei sul tuo davanzale
per guardarti negli occhi
ma gabbiano non lo sono

Sono solo un sognatore
e…
dipingerò il tuo viso
ti dedicherò poesie
scriverò fiumi di parole per te
eseguirò concerti di musica
e ti osserverò dal tuo davanzale

solo se anche tu lo vorrai….


giancarlo

mi presento

ciao a tutti, mi chiamo giancarlo e vivo a Milano, sul vostro pianeta Terra, ma in realtà provengo da un lontanissimo pianeta che si chiama K-PAX.
il mio scopo, sarà quello di regalarvi tanti attimi di felicità grazie ai racconti, poesie, consigli musicali, letture da sogno e tutto quello di bello che avrete da raccontarmi, perchè vi posso assicurare che nella mia giostra magica i vostri sogni che avete tenuto nel vostro cassetto, si potranno trasformare in dolci realtà!...
il mio blog, sarà un diario on line ed una finestra aperta sul mondo dove ognuno di voi, potrà scrivere e raccontare tutto quello che gli ha procurato gioia e felicità, racconti...brani da sballo e libri magici...insomma cosa aspettate a staccare il vostro biglietto magico, per poter entare nel mio parco giochi?....

vi aspetto e presto troverete delle mie poesie e piccoli racconti usciti dalla mia proverbiale fantasia che è galattica, come il mio pianeta K-PAX, da dove io sono partito per arrivare da voi!....

giancarlo