venerdì 12 settembre 2008

Che cosa ti aspetti da me? di Lorenzo Licalzi


La vita può essere raccontata in un libro?...l’autore genovese Lorenzo Licalzi è riuscito alla grande grazie al suo magnifico libro “Che cosa ti aspetti da me?”,che ho avuto la fortuna di leggere.
Di questo scrittore,avevo già letto “Il privilegio di essere un guru”,storia esilarante del magico Zanardi rubacuori e poi”Non so” altro gran bel libro.
Ma non pensavo di commuovermi ridendo e grazie a questa lettura,ho provato emozioni forti e uniche che sono riuscite ad aprire il mio cuore.
Questo è il romanzo che ci narra la storia di una vita,quella di Tommaso Perez,fisico nucleare dal carattere scorbutico e scontroso,che un ictus lo rende infermo e costretto sulla carrozzella in un ospizio.
Da giovane,era abituato ad addormentarsi guardando le stelle e ora si trova disteso sul letto della sua camera a fissare “una crepa sul soffitto”…
…vi riporto parte del capitolo 1. Guardando una crepa sul soffitto
Ora che sono vecchio, e stanco, e solo, se mi guardo indietro mi sembra che la mia vita sia la vita di un altro. Le persone che amavo non ci sono più. Una dopo l’altra sono state inghiottite dagli anni. Mi restano solo i ricordi, ma non bastano. Sono ricordi vuoti che la memoria non riesce a ritrovare con l’intensità di un tempo. Frammenti aridi, come anestetizzati da qualsiasi emozione tanto da sembrarmi anche quelli i ricordi di un alro. Non è la memoria che ho perso ma la nostalgia del ricordare. L’ictus, che mi ha paralizzato un lato del corpo, non ha risparmiato la mente, non del tutto, almeno. Ancora ragiono bene, ma alle volte mi perdo, confondo i tempi, gli spazi, i gesti e le parole. Confondo i pensieri. E anche quando ritorno me stesso, non sono mai il me stesso che ero, ma quello che la vecchiaia mi ha concesso di essere, un uomo che vive i suoi giorni con grande distacco, non solo dagli altri, perfino da sé.
Eppure, nei sotterranei della coscienza, l’essenza ultima della mia persona non è cambiata, è la stessa di quando avevo vent’anni o quattordici o nove, forse.
Senza la purezza di quei tempi, d’accordo, senza fremiti o entusiasmi, addomesticata dalle vicissitudini della vita, annichilita dalla malattia, ma il mio essere più profondo, ora lo so, non è invecchiato. Io ho l’anima del bambino che ero e il corpo del vecchio che sono.
Ogni mattina mi sveglio da un sonno leggero di poche ore, apro gli occhi che è buio e aspetto, guardando una crepa sul soffitto, che mi vengano a tirare via da questo letto nel quale sono affondato.
Qualche infermiera è gentile, ma anche la gentilezza ormai mi infastidisce, soprattutto se, come capita spesso in questa casa di riposo, è sporcata da un velo di ipocrisia, o di pietà, che per me è anche peggio.
Quasi tutte mi danno del tu, mi lavano sbrigative e mi siedono su una carrozzella sghemba. Le più gentili mi trattano come un bambino o un minorato mentale, le altre come un pesante oggetto da spostare. E ieri una ausiliaria che si chiama Linao Tina o Pina, non so, mi ha detto che sono scemo.

Ma si sa che l’Amore è un magico sentimento e arriva inaspettato nella vita di Tommaso, quando meno te lo aspetti. Un amore nobile e maturo, lo si potrebbe definire,il sentimento nato tra due anziani costretti a vivere in una casa di riposo, mentre attendono la fine dei propri giorni.
Elena è l’Amore e grazie a lei, Tommaso troverà la forza di reagire alla sua malattia e scoprirà nuove ragioni per vivere.
Che cosa ti aspetti da me?, mi ha fatto sorridere, mi ha fatto scendere lacrimoni di gioia, mi ha fatto riflettere e mi ha aperto il cuore, facendovi entrare emozioni tipo la cascata del Niagara!...
In questo libro si parla di Dio, Tommaso Perez, sembra non crederci, mentre Elena ha fiducia in una vita oltre la vita, nell’aldilà.
Questa lettura ci pone interrogativi su quello che la vita può riservare ad ognuno di noi, come in un attimo la nostra vita può cambiare in peggio se mai esiste il peggio…
Tutti i personaggi magistralmente scritti da Licalzi, sono pungenti ed ironici allo stesso momento e sembrano essere vivi nelle pagine che leggiamo e entrano nelle nostre vite.
Non a caso Licalzi ha fondato e diretto per anni una casa di riposo ed oltre che essere uno scrittore di successo è anche psicologo. Questo gli ha permesso di osservare gli anziani e i loro comportamenti.
Nel capitolo “La poltrona vicino al bagno” in maniera ridicola ci riproduce uno spaccato della nostra società portata nel prevalere sul prossimo e nella lotta per la sopravvivenza in un microcosmo dimenticato e decadente, quale è la casa di cura.
Penso, che “Che cosa ti aspetti da me?” si sarebbe potuto tranquillamente intitolare “Il privilegio di essere un anziano”, visto l’argomento che tratta, cioè la vecchiaia in maniera esilarante ma nello stesso tempo cruda e reale.
Molto belli i capitoli “ Per fortuna c’è Elena”-“La fisica è Dio” e “Il privilegio dell’irriverenza”, ma anche gli altri capitoli meritano un applauso a mani e cuori aperti!...grazie Licalzi per la gioia che ci hai regalato…
Struggente il capitolo” Chiudi per un attimo gli occhi”, il regalo di Elena a Tommaso per il suo compleanno…memorabile come la lettera di Elena per Tommaso…
Beh, ora mi permetto di chiedere a tutti i lettori del mio post di chiudere per un attimo i vostri occhi e fissare dal vostro letto della vostra camera il soffitto, e magari usando un pochino della mia fantasia, forse potrete vedere una magica crepa del soffitto che si aprirà magicamente per farvi vedere il cielo pieno di stelle, e dove ogni stella rappresenta un vostro piccolo desiderio e con i vostri desideri o sogni, vedete voi come chiamarli, vi saluto e vi auguro una buona lettura che possa donarvi tutta la gioia che ho avuto la fortuna di provare io grazie a queste meravigliose 188 pagine.

Come ultimo regalo vi scrivo parte del capitolo 13. Che cosa ti aspetti da me?

Siamo stati bene e in fondo sono contento di esserci andato, anche se Anzio non l’ho vista e il pesce era marcio e il resto della compagnia pure, ma sono contento perché altrimenti non avrei fatto a Elena una certa domanda e lei non mi avrebbe dato una certa risposta.
A un certo punto ci siamo trovati in silenzio e non so, forse sarà stato perché eravamo in un posto diverso dal nostro giardino, forse sarà stato perché in quel momento sembravamo una coppia normale, due anziani che si vogliono bene e sposati da chissà quanto tempo che guardano il mare in una splendida giornata di fine settembre dalla terrazza di uno stabilimento balneare di Nettuno, ma a poco a poco quel silenzio si è caricato di insolite vibrazioni.
Ogni tanto incrociavamo gli sguardi, accennavamo un sorriso, Elena si aggiustava i capelli mossi dal vento, tutto pareva normale eppure si era creata tra di noi una sensazione di attesa, difficile da spiegare. Sentivo di dover fare qualcosa, o dirle qualcosa, si era creato un improvviso vuoto di comunicazione tra di noi, il silenzio dolce fino a un attimo prima era diventato meno sereno. Ho pensato che forse il nostro rapporto, per quanto suoni così strano dirlo, dovesse cambiare. Sentivo che forse lei si aspettava qualcosa da me e allora gliel’ho chiesto, le ho chiesto chiaramente,bruscamente forse:
“Elena, che cosa ti aspetti da me?”. Non lo avrei chiesto a nessun altro, ma con lei era diverso. Con lei, in quel momento, avvertivo il peso di un’aspettativa, forse di un desiderio, e non me la sentivo di far finta di niente.
Lei si è voltata, mi ha guardato negli occhi, e con un lieve sorriso mi ha risposto. E sapete cosa mi ha detto?
“Mi aspetto che tu non mi chieda cosa mi aspetto da te”.
Io ho balbettato qualcosa ma non ricordo cosa, lei mi ha preso la mano, mi ha sorriso ancora e mi ha detto: “Va bene così Tommaso, tranquillo, va bene così”.
Tornando a casa, la sera, guardavo fuori dal finestrino e riflettevo su quella risposta, e le ero così grato…così grato, molto pù grato che se mi avesse detto semplicemente:” Niente”. Quel giorno, per la prima volta, ho pensato quel che penso ancora oggi: io mi aspetto soltanto una cosa da lei, che muoia dopo di me.

p.s.
a grande richiesta ho inserito il mio post e la felicità sta arrivando,senti il gran casino che fa?...io la vedo benissimo!!! :-)
gianca

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