domenica 13 gennaio 2008


Recensione di: Grafton, (Sunday, April 08, 2007) | Voto: * * * * °

Koten, Sassonia, 1717-1723: Johann Sebastian Bach compone i "Concerti Brandeburghesi" e li dedica al margravio Christian Ludwig di Brandeburgo.

Parigi, Francia, 2006: Al "Palais des Congrés" il pianista Jacques Loussier inizia a registrare, insieme al contrabbassista Benoit Dunoyer de Segonzac e al batterista André Arpino, una sua particolare interpretazione di quei sei concerti.
Ed ora, eccoci qui con il prodotto finito, tra le nostre mani. Jacques Loussier, da sempre interessato alla ricerca di una perfetta "fusione" e rilettura della musica classica in chiave Jazz, sembra aver centrato il bersaglio, riportando la musica di Bach alla sua immediatezza ed essenzialità. Spogliando gli arrangiamenti orchestrali e concentrandosi solo sul tema principale, conducendo poi esso ad un'improbabile (per i puristi) improvvisazione Jazz, il pianista ci fa capire fin da subito il suo intento: quello di omaggiare il compositore tedesco, mettendo in risalto la poliedricità dei Concerti Brandeburghesi e sottolineando come essi possano essere visti da angolazioni diverse.
Le composizioni non sono particolarmente sviluppate, sono soltanto schizzi, improvvisazioni vere e proprie che però, proprio in virtù della loro semplicità risultano vincenti. Così eccoci qui ad ascoltare una versione minimale dei primi 3 movimenti del Primo Concerto che della musica di Bach originale hanno solo lo spirito, il tema di fondo e non molto altro. Ma d'altronde questa non è un' opera di pura e semplice citazione; i passaggi che portano la band dallo sviluppo del tema classico all'improvvisazione jazzata vera e propria sono davvero godibili e notevoli (merito dell'ottima coesione strumentale del trio) e noi, ascoltandoli non possiamo che rimanerne affascinati.
Il metodo di composizione quindi, è lo stesso per tutti i concerti, fatta eccezione per il quinto. Qui i tre movimenti sono studiati più accuratamente, non ci si ferma alla superficie e all'essenza della musica di Bach, ma si cerca, per quanto possibile, di scavare più in profondità. E anche se questo è un pò in contraddizione con il resto del disco, dove i brani vengono esaltati nella loro semplicità, la rielettura del 5 Concerto non solo risulta particolarmente efficace, ma diventa anche, a mio modo di vedere, l'episodio centrale del disco e il migliore. Impossibile non rimanere stupiti di fronte alla minuziosa ricerca di incontro tra tema classico e improvvisazione jazzata (perfettamente riuscita) del Primo Movimento, cosi come nel Secondo e nel Terzo, dominanti dal contrabbasso dalla cavata profonda di Benoit Dunoyer.
Loussier disse che "questo disco mi ha riportato al centro della musica di Bach, alle sue radici, alla sue essenza" e noi, non possiamo che concordare con lui, pur rimanendo particolarmente entusiasti di fronte alle più laboriose riletture del Quinto Concerto.
Un lavoro che farà storcere il naso ai puristi di Bach, ma che consiglio a chi avesse voglia di rimanere piacevolmente sorpreso da questo Trio che, con doverso rispetto, si è avvicinanto alla musica di Bach, l'ha manipolata e ne ha mostrato un lato del tutto nuovo, ma terribilmente affascinante.

articolo da fonte:
http://www.debaser.it/recensionidb/ID_17076/Jacques_Loussier_Bach__The_Brandenburgs.htm

a volte la musica può rendere felici le persone ed io sono riuscito nel mio intento...un grande loussier in stile jazz-classica ci riporta bach sul pianeta terra per regalarci lacrime di gioia!!....

ciao e alla prossima

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