lunedì 24 marzo 2008

L’effetto Mozart: storia di una leggenda scientifica


Tutto ebbe inizio nel 1993, quando un breve articolo (pdf) della psicologa Frances Rauscher fu pubblicato su Nature.
Trentasei studenti erano stati divisi in tre gruppi. Il primo gruppo aveva ascoltato per 10 minuti l’Allegro con spirito dalla Sonata in Re maggiore per due pianoforti K448 di Mozart, il secondo una musica rilassante, il terzo semplicemente il silenzio, prima di svolgere tre test di ragionamento astratto presi dalla Stanford Binet.
In uno di questi test, quello di processamento visuo-spaziale, gli studenti che avevano ascoltato Mozart sembravano mostrare un significativo miglioramento delle loro performance (circa 8-9 punti di scarto).
I media si scatenarono e, complice in parte un’effettiva ambiguità del paper della Rauscher, con un triplo salto mortale carpiato non solo diedero per acclarato un fenomeno di cui nessun altro aveva ancora confermato l’esistenza, ma estesero questo presunto effetto della musica classica dal compito visuo-spaziale all’intelligenza generale, e dagli studenti del college ai bambini, fino ai feti nel ventre materno.
Da quel momento fu un fiorire inarrestabile di CD, musicassette, dVD e di libri.
Fu registrato un marchio e in moltissimi confidarono (e ancora confidano) in Mozart per sviluppare le capacità intellettive di neonati e poppanti, ignari che la comunità scientifica nel frattempo recitava per il Mozart Effect un vero e proprio requiem.
Nessuno è mai riuscito infatti a replicare i risultati dello studio originale.
Nel 1999 lo psicologo Christopher Chabris della Harvard University, realizzò una meta-analisi di 16 studi (pdf) relativi all’effetto Mozart, concludendo che l’effetto, se c’era, era minimo e non significativo e confinato al compito cognitivo specifico che era stato condotto nello studio della Rauscher. La Rauscher allora tentò una strenua difesa del suo paper, ma Chabris rispose con argomentazioni inoppugnabili e definitive: di questo fenomeno non c'era traccia.
Nel 2004 uno studio della Stanford University a firma del prof. Bangerter dal titolo The Mozart effect: Tracking the evolution of a scientific legend, cercò di spiegare, da un punto di vista psicologico-sociale, cosa era potuto succedere, quali circostanze si erano verificate e quali bisogni emotivi e sociali soddisfaceva il Mozart Effect perché se ne diffondesse la leggenda con tale pervasività planetaria.
Recentemente quest’anno, la Federal Ministry of Education and Research tedesca ha pubblicato una review a cura di un team interdisciplinare di scienziati che hanno dichiarato il fenomeno non esistente. (Macht Mozart schlau? (pdf).

Però la sonata è uno spettacolo lo stesso!...gustatevi i video! :-)
fonte
Pubblicato da Giulietta Capacchione
link http://psicocafe.blogosfere.it/2007/09/leffetto-mozart-storia-di-una-leggenda-scientifica.html

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